IMPERATIVO DI COSCIENZA

Mozambico, 20 maggio 2019

Imperativo di coscienza 

Anche se vivo lontano da parecchi anni dalla mia patria con la buffa forma di stivale e chiamata ancora con estremo ardimento Belpaese, ogni tanto mi interesso di quello che una certa “bassa politica” ancora estrae dal cilindro di questa amata terra. I “maghi” di turno sanno far apparire il povero Stivale sempre e solamente come capace di calci nel sedere al genere umano, calpestandone i diritti e la dignità. Dignità di chi è nello Stivale come elettore e cittadino e dignità di chi cerca in esso un’accoglienza. Insomma, tutti ne escono lesi profondamente e sembra che a molta gente, affetta dalla sindrome del gregge, vada bene così. Anche alcuni cristiani sembrano aver frainteso le parole del Maestro che dicevano che siamo pecore di un gregge e di conseguenza hanno scelto di prendere alla lettera le sante parole di Gesú cercando di non pensare, non vedere, non parlare. Capo del gregge sembra essere un Ministro estratto dallo stesso cilindro delle sciocchezze che rispetta i trucchi del caso.  Il suddetto Ministro degli Interni (mai esistito un titolo più adatto visto il ripiegamento sul suo medesimo ombelico), ha dichiarato in questi giorni che molti preti, missionari, vescovi e cardinali sono pienamente d’accordo con la sua linea repressiva, offensiva, razzista.   Lo stesso afferma che questi “pastori d’anime” (che dovrebbero quindi occuparsi del lavoro contrario a quello fatto dal Signor Ministro) avrebbero pure inviato messaggi di incoraggiamento al suo cellulare. Mi auguro che questo sia solo un linguaggio mediatico che mira a una bieca demagogia e non corrisponda al vero.   A scanso di equivoci come cristiano, prete e missionario in terra d’Africa mi sento chiamato in causa con molta forza e mi si impone un imperativo di coscienza che è quello di prendere le distanze da tali regimi demagogici.   Come cristiano sono chiamato ad obbedire alla Parola del Salvatore e non al “potere romano” che già in tempi passati voleva soffocarne la forza dell’annuncio salvifico. E il messaggio del Vangelo è questo:

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». 

Come prete e come missionario al servizio dell’Africa non accetto e mi oppongo allo stile portato avanti dal Ministro degli Interni Salvini.            Assumo le distanze dai pastori che si sono trasformati in mercenari o addirittura in lupi feroci contro lo stesso gregge che dovrebbero servire.   Mi distanzio da quella parte della mia stessa Chiesa (se esiste) che davvero fosse allineata con questa follia umana che non rispetta i diritti più fondamentali.  Guardo con sgomento i cristiani che come, il Signor Ministro, si professano tali pur abbracciando ideologie di repressione della vita del prossimo o si lasciano infettare dal morbo dell’omertà.    Mi vergogno di essere riconosciuto cittadino di un paese che opera politiche di violenza e repressione contro altri popoli. Incoraggio gli italiani, in particolare i cristiani, i preti e i vescovi, che già da tempo lottano contro questa ipocrisia e bassa politica, a non demordere e ad alzare la voce, a scendere in piazza, a denunciare, a scioperare, a bloccare l’economia del Paese se fosse necessario.

Il monito del Vangelo è forte e chiaro:

«Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». Anch’essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me». E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Concludo queste poche righe con due frasi di Nelson Mandela, premio Nobel per la pace nel 1993. Mandela fu il primo presidente sudafricano a essere eletto con suffragio universale e il primo non bianco a ricoprire tale carica; attivista per i diritti civili e avvocato, aveva scontato 27 anni di carcere per la sua opera di lotta all’apartheid e del quale certi ministri d’oggi non sono nemmeno degni di pronunciarne il nome perché “fanno politica” senza “essere politici”!

  • La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi, pesano sulle spalle di tutti.
  • Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione e della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano ad odiare e, se possono imparare ad odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore per il cuore umano, è più naturale dell’odio.

                                                                                           P. Silvano Daldosso

1 commento

  1. Mi ricordo quando i preti dal pulpito la settimana prima delle elezioni politiche ordinavano ai cristiani di votare Democrazia Cristiana altrimenti sarebbero andati all’inferno!
    Ti prego caro amico, non ripetere lo stesso errore! L’inferno e il paradiso lascia che sia Dio a decidere per chi sia … e magari cerca di amare di più anche tu che sei un “eroe e un santo”.
    Prego ogni giorno per te e non mi permetto di giudicarti per quanto hai scritto. Ciao Alessandro

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