Natale 2012 – Cavà, Mozambico

Natale 2012

Cavá – Mozambico

E’ STATO NATO….

In questi giorni, anche qui in Africa, come in tutto il mondo si è festeggiato il Natale.

Ma mentre nella stragrande maggioranza del pianeta si è celebrato un Salvatore che è nato in mezzo a noi, qui abbiamo celebrato un Salvatore che è stato nato tra di noi.

Leggendo avrai già arricciato il naso liberando un pensiero di compassione per quel povere prete missionario che, non ricordando più la lingua materna, ne ricava una nuova mescolando tutte quelle che sa, creando dei strafalcioni ortografici degni di un gran somaro.

In questa regione dove sono venuto per cercare di essere un po’ più cristiano guardando all’esempio del popolo che ci abita, mi insegnano che nella festa del Natale Gesù non è nato in una grotta per…. Ma bensì è stato nato in una grotta per salvarci.

Ecco quindi svelato l’errore che non è errore ma traduzione letterale dal Macua di Yesu ahiyariwa oBethelehemu: Gesù è stato nato a Betlemme. Per il macua la forma di nascere è passiva e non attiva. Questa azione non può, secondo la mentalità africana, avvenire attraverso le forze del soggetto, ma è qualcun altro che nasce. Non è il bambino che nasce, ma la mamma che nasce un bambino. Infatti, la donna sterile si definisce “donna che non sa nascere”, cioè che non è capace di compiere l’azione del nascere.

Non vi ho scritto prima di Natale un po’ per mancanza di tempo e un po’ perché mi interessava aspettare la nascita del Messia per fare con voi questa piccola riflessione spirituale a partire da una sfumatura linguistica che rispecchia uno stile di vita totalmente diverso.

Mi spiego meglio.

Il popolo macua usa anche per Gesù il verbo nella forma passiva (è stato nato) e mentre dicono questo con le parole è chiaro nella loro mente che nessuno si crea da solo, ma c’è un essere superiore che plasma e che chiama alla vita. Insomma per il macua è chiarissimo il concetto che la vita è qualcosa di non-mio ma di elargito gratuitamente senza che fosse richiesto. Se questo lo trasportiamo in una lettura evangelica è meraviglioso! Gesù, il Figlio della Vita, ha spogliato e abbassato se stesso fino al punto di ricevere lui stesso la vita dal Padre suo. L’autore della vita si è messo nel “meccanismo” del venire al mondo che da lui stesso era stato prodotto. Lui ha accettato di essere passivo e di lasciarsi condurre da un progetto che non è suo.

Madalena Serafim appartenente alla comunità di Memba e sposata con un catechista della stessa comunità nei giorni scorsi ha partorito un bambino morto. Nel suo dolore di madre se ne è uscita con la frase: E’ Deus que sabe! (E’ Dio che sa tutto!). Fede incrollabile. Il concetto della vita per questo popolo è PASSIVO, ma non come tante volte lo intendiamo noi nel senso dispregiativo del non preparare il domani e di godersi l’oggi, ma del PASSIVO DIVINO. Chi si è cimentato in qualche corso biblico sa quante volte si usa il passivo divino in certe azioni o vicende di Gesù per far capire che è il Padre che le compie. Caso esemplare è il verbo della resurrezione.

Conclusione.

Questo popolo è in piena sintonia con la passività del Figlio di Dio che per Amore si è soggiogato alle dinamiche dell’umanità e del mondo. Lui che poteva starne fuori ed essere per sempre l’assoluto ha accolto in se stesso il passivo fin dalla nascita.

I poveri hanno dentro di se la dinamica del passivo divino, ce l’hanno cucita sotto la pelle ancora prima di venire al mondo perché sanno che non sono loro a “venire” al mondo ma un Altro essere che li chiama e li produce al mondo. Questo, fratelli miei, provoca l’affidamento totale alla Provvidenza! Non quella predicata goffamente da certi “figure religiose” che la infilano in ogni sillaba e poi la fanno fruttare a dismisura, con forme poco etiche, in qualche conto in banca dove la gonfiano sempre più fino a trasformarsi da provvidenza a perdizione. La provvidenza intensa nel senso francescano, quella dell’abbandono gioioso nelle mani di un Padre che non può dimenticare nessuno dei suoi figli. Questa è la provvidenza passiva della mia gente che in questi giorni semina a pieni mani dopo le prime piogge e senza un minimo di conoscenza di meteorologia o di irrigazione consegna alla terra l’unico sacco di sementi rimasto custodito con sacrificio in un angolo della capanna e che il potenziale frutto che si porta dentro significherà la sopravvivenza o la soppressione di un’intera famiglia. Chi di noi si giocherebbe ora, su due piedi, tutto, ma proprio tutto, il gruzzoletto che ha in banca??? “Solo un folle!”, potrebbe rispondere qualcuno. Ebbene, ecco i folli che sanno che Dio non li abbandona. Sorriso in volto, zappa sulla spalla e sudore che gronda dal viso provocato da un sole spietato sono gli eroi della PASSIVITA’ che s’incontrano per le strade della missione di Cavà. Hanno la certezza che la pioggia non farà scherzi…infondo anche lei è creatura e anche lei è stata nata da un Qualcuno che la farà cadere a momento opportuno.

Il passivo divino da queste parti ha un’altra caratteristica: il gruppo, il clan, la famiglia, la comunità. Il passivo implica che attorno ci siano agenti capaci di far succedere l’azione. Ecco perché qui tutto ha una spiegazione a partire dall’altro inteso come famiglia, gruppo, tribù. La malattia, la morte di una persona o un incidente è sempre “patrimonio” di un gruppo, mai di un singolo nucleo famigliare (marito + moglie + figli) o peggio ancora di una singola persona. Questo crea una parola che suona così dolce al palato che a noi occidentali fa pensare alle fiabe, cioè a cose non reali…si chiama SOLIDARIETA’. Tanti di voi che sono venuti a trovarmi ponevano la fatidica domanda a se stessi prima ancora che a me: “ma questi come fanno a vivere?”. E’ una domanda al contrario, cioè a se stessi. Ma io che abito in Italia, che ho un lavoro, un conto in banca, una macchina, una pensione, la salute, un armadio pieno di vestiti…perché non riesco a vivere????

PASSIVO E ATTIVO è qui il grande scontro!

Il mio e il tuo mondo, caro lettore, ci fa mettere i verbi del protagonismo sempre e dappertutto fin dalla nascita. Noi diciamo che “siamo nati”, siamo in un certo senso protagonisti del nostro essere. Nella nostra forma mentis abbiamo l’idea del farcela sempre, da soli e comunque; anzi, la scalata alla vetta del successo carrieristico, finanziario, affettivo, sociale va fatta rispettando le regole del IO e non del NOI. La passività è segno di debolezza, il gruppo sempre più è una minaccia e non una forza, l’altro non è mai visto come la Provvidenza ma con occhi di diffidenza. Ogni cosa che accade riguarda il singolo, la persona, il soggetto! Abbiamo case sempre più chiuse, provincie e governi sempre più ripiegati su se stessi, chiese e oratori sempre meno missionari. La parola domani non si sposa più con la parola Provvidenza, ma generalmente con tanti, tantissimi…troppi aggettivi negativi. A differenza dei poveri, sorridenti e sudati agricoltori di qui noi calcoliamo tutto: conti, possibilità, previsioni, proiezioni, proposte, pro…, pro…, pro… Quasi mai appare la Pro-vvidenza! Sappiamo chi sarà il nascituro, se è sano o no, che forma ha, se è maschio o femmina, se il suo cuore è sano, quanto pesa….anticipiamo la vita e non crediamo più nel passivo divino. Ironia delle parole: il nostro mondo è malato di ATTIVISMO! Il contrario della scelta di Dio! Lui si è calato nel passivo…è stato nato!

Caro fratello o sorella che leggi queste poche righe povere di forma e contenuti, ma spero ricche di amore per l’Africa, impariamo da questa gente il PASSIVO. Perdiamo del tempo seduti e lasciamo che sia il domani di Dio a caratterizzare la nostra storia di poveri uomini. Ti chiedo di metterti seduto/a davanti a un presepio in questi giorni, se ce l’hai in casa meglio ancora, altrimenti in una chiesa silenziosa e raccolta. Guardalo! Non imbarazzarti! Guardalo ancora! Ora che sono finiti i pomposi canti del Glória in excélsis Deo, che le luci artificiali e “tradizionali” delle celebrazioni del Natale si sono spente, ora che l’incenso umano lascia sentire l’umile profumo del muschio contempla la passività di quel bambino che è lì per te! Contempla quel padre e quella madre campioni di passività che sono stati strumenti per la sua entrata in questo mondo. Goditi i poveri pastori che raccolgono la passività di tutto il sud del mondo e che si sanno stupire, meravigliare e donare a Lui. Anche Madalena Serafim l’altro giorno, come loro, donava qualcosa a chi la visitava: un frutto, una manioca o altro. Un concetto di vita capovolto! Chi è povero e in lutto dona qualcosa a chi lo visita! Nella passività tutto è dono!

Guarda a quel bambino che è il massimo della passività, della provvidenza e del dono. Dimenticati di te, del tuo mondo, del tuo “attivismo” e consegnati a Lui. Ora sì è Natale, magari non è neanche più dicembre, ma ora è Natale vero! Sei Suo e tu gli appartieni!

Buona Passività Natalizia!

Padre Silvano

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