Missione di Cavà, Mozambico – 24 gennaio 2022
“Non c’è passione nel vivere in piccolo, nel progettare una vita che è inferiore alla vita che potresti vivere.” (Nelson Mandela )
Con questa frase di uno dei più grandi uomini africani e forse dell’umanità intera, apro questa mia “lettera aperta” a voi tutti amici, conoscenti, parrocchiani e a quanti seguono la missione.
Circa due anni fa ho iniziato un discernimento interiore su quanto sto vivendo, un discernimento che è culminato con una esperienza di vita in uno dei miei villaggi per quasi un anno (2021) durante la pandemia in cui non era possibile portare avanti le normali attività pastorali. Tra la mia gente, vivendo in una capanna ho fatto esperienza di Dio e di solitudine oltre che di tanta povertà. Ne ho ricavato un bilancio sicuramente positivo e ricco di grazia divina, ma mettendo insieme vari elementi sono giunto anche ad alcune conclusioni.
Vivendo in questa povertà “più spinta” per me ancora profondamente occidentale nei costumi, mi sono reso conto che dopo 15 anni di vita missionaria e 12 anni in questa seconda missione di Cavà mi stavo adagiando, sedendo, prendendo le misure, fissando certezze, assimilando competenze, perpetrando schemi, organizzando secondo il ritornello del “si è sempre fatto così”…. Insomma, un piccolo nido caldo!
Ho passato al vaglio le esperienze vissute dal mio arrivo in questa missione nel 2010 ad oggi! Quante meraviglie! Quante “scalate” Dio mi ha permesso di fare assieme alla mia gente! Si è fatto tanto e il popolo Macua mi ha spianato la strada, mi ha sempre accolto e rialzato dopo ogni caduta. Ci sono state anche tante sfide vinte, altre
Figura 1: Permanenza nel villaggio di Minhawene 2021
perse, successi e frustrazioni…ma tutto è opera di Dio! La gente mi vuole un bene immenso che non penso di meritare, è nata fiducia e stima reciproca e si lavora bene assieme. In questo 2022 festeggiamo 50 anni di fondazione della missione e sono in corso tante belle iniziative in cui la mia gente sa rispondere come solo lei è capace. Ho davvero imparato tanto e sono diventato un po’ più uomo dando qualche scossone anche alla mia fede ancora vacillante e insicura.
Ultimamente però sentivo di “fare il parroco” secondo una routine oramai collaudata e così l’estate scorsa ho dato corpo al mio discernimento mettendo tutte le cose in fila approfittando anche dello stacco per il rientro in Italia durante le ferie. Ho avuto modo di confrontarmi con la mia guida spirituale e con vari amici, laici e preti e ho analizzato a fondo la situazione della mia missione e di me stesso.
Sono giunto così a concludere che la missione di Cavà-Memba compie 50 anni, fondata nel 1972 da un padre Comboniano originario di Verona. Dal 1994 fino al 2010 è stata affidata a un prete fidei donum della Sardegna, don Ottavio e dal 2010 ad oggi è nelle mani della diocesi di Verona che vi ha inviato il sottoscritto. Sono stati 50 anni di annuncio missionario in cui si sono messe le basi del Vangelo, si sono costruite strutture e si è dato corpo alla pastorale. Attualmente le 47 comunità che formano la missione sono ben organizzate con i vari ministeri laicali. I processi formativi della catechesi e delle formazioni ministeriali sono una realtà costante e viva. Insomma, mi sono reso conto che Cavà stava diventato sempre di più “mia” e che gli stimoli iniziali non c’erano non per mancanza di volontà, ma per il fluire normale delle cose che hanno preso un equilibrio stabile. Per la prima volta mi sono sentito “troppo sicuro” del “mio luogo”. Mesi fa ho meditato su un libro che racconta la vita di S. Francesco che avevo riletto già quattro volte! Stavolta mi ha colpito profondamente la parte in cui S. Francesco entra in una profonda crisi personale. L’ordine francescano stava crescendo a vista d’occhio, il numero dei fratelli era sempre più numeroso e iniziavano a nascere esigenze di studio, di conventi, di regole…. Francesco non voleva perdere l’ideale della povertà e ne nasce uno scontro interno all’ordine. Francesco si sente isolato ed entra in crisi. Santa Chiara lo aiuterà ad uscire da questo stallo spirituale facendogli notare che si era legato troppo all’ideale della sua opera facendolo diventare più importante di Dio stesso. L’ordine, la povertà, la provvidenza pur essendo nobili ideali non potevano prendere il posto di Dio. Così Francesco si allontana dalla dirigenza dell’ordine, lascia fare, si libera da tutto questo e si dedica all’incontro con Dio e così può rinascere nell’anima.
Ho sentito molto vera per me questa meditazione. Ho sentito che anche l’opera più nobile e bella non può offuscare o rallentare l’ideale di fondo dell’annuncio del Gesù che salva.
Così, con animo sereno e nelle mani di Dio, ho concluso che forse Cavà e Memba hanno raggiunto l’età adulta e possono essere finalmente consegnate al clero locale per poter crescere e maturare ancora di più. Sento anche che il mio compito in questa missione ha raggiunto una completezza, la mia anima ha bisogno di nuovi stimoli e di nuove sfide. Continuare qui in questa missione sarebbe di sicuro bello, giusto, stabilizzato, piacevole, confortevole…sarebbe forse il tempo della raccolta di quanto si è seminato o almeno di una parte. Ma sento che forse lo Spirito di Dio mi spinge altrove, così come dev’essere la vita del missionario.
Ho chiesto così ai rispettivi Vescovi, di Verona e Nacala, di poter consegnare questa missione, ma anche di continuare la mia permanenza in terra di missione. Sento che il Signore mi chiama ancora a questa realtà africana e che per ora posso essere utile qui dove mi sento di casa.
Quindi consegnerò questa missione nel prossimo mese di agosto per mettermi disponibile per altri destini. All’inizio del mio discernimento pensavo di rimanere nella stessa diocesi di Nacala per rimanere in un ambiente conosciuto, con persone e clero che conosco. Il Vescovo di Nacala mi aveva già suggerito alcune parrocchie dove attualmente non c’è nessun prete residente. Successivamente, però, si sono aperte altre porte e altri inviti, in particolare quello del Vescovo della diocesi di Gúruè, nella provincia della Zambezia, 600 Km più all’interno, al centro del Mozambico. La diocesi esiste dal 1993, con oltre 2 milioni di abitanti e con solo 25 parrocchie che hanno estensioni immense e una cinquantina di sacerdoti. Ho ricevuto questa proposta che mi ha abbastanza ribaltato spiritualmente perché si tratta di un’esperienza ex novo, in un territorio ignoto, con una realtà diversa, un clero che non conosco, una lingua abbastanza diversa da quella che uso ora… è iniziare quindi da quasi-zero. Si tratta di un piccolo salto nel vuoto, di una sfida, di una nuova scalata…e subito mi è piaciuta. Mi sono confrontato con varie persone, ci ho pregato su e alla fine ho scelto per questa parte che mi porta a un taglio completo con l’esperienza precedente e mi lancia un nuovo guanto di sfida. Il Vescovo di Gúruè vorrebbe iniziare con me l’esperienza dei preti missionari fidei donum che nella sua diocesi non c’è ancora. Mi sembra
Figura 2: Tra le montagne di Gúruè con il Vescovo Dom Inácio e il Vicario Generale
un bel obbiettivo. Credo che lo Spirito Santo stia soffiando. Considerando quindi questo cambio radicale ho ritenuto opportuno farlo precedere da uno stacco formativo. Dopo 15 anni di esperienza missionaria senza interruzioni vorrei provare a verificarla prima di iniziarne una seconda. Così ho inoltrato al Vescovo di Verona una seconda richiesta che è quella di fare un anno di corso di Missiologia all’Università Urbaniana a Roma per poter analizzare il mio vissuto missionario e rileggerlo stando in un luogo neutro in modo che l’anima possa lasciar decantare il vissuto e interpretarlo con delle chiavi ermeneutiche.
Così se il Vescovo renderà davvero possibile questo piccolo sogno rientrerò in Italia nel prossimo agosto per iniziare l’esperienza di studio a Roma in ottobre e rientrare poi in Mozambico, nella nuova missione, a fine 2023.
Ringrazio Dio per voi tutti che sempre mi accompagnate con l’affetto e la preghiera da tanti anni e che portate la missione nel cuore tutti i giorni. GRAZIE per il vostro sostegno. Vi chiedo di portare nella vostra preghiera il mio futuro che vi ho appena condiviso facendolo diventare un’offerta gradita a Dio.
Tutto è nelle mani di Colui che ci chiama a rimanere con Lui e a dar vita a una Chiesa in uscita!
Don Silvano Daldosso