ULTIME DAL POZZO A MEMBA

Ciao a tutti.
Vi do le ultime novità a riguardo del pozzo aperto a Memba.
Ieri sera (20 ottobre) col buio africano, abbiamo finito di installare i tubi e la pompa che portano l’acqua all’abitazione e allo studentato della parrocchia. Tutto funziona e l’acqua è buona! Che sogno aprire il rubinetto con più tranquillità sapendo di averne una scorta… Grazie Dio!
Con la ditta abbiamo valutato anche un secondo pozzo a Cavà, la sede principale della missione che è più all’interno, ma ugualmente in una zona molto difficile per l’acqua. In questi giorni c’è in giro una equipe con un geologo che fanno la prova geoelettrica per ricercare acqua nel sottosuolo e ho deciso di chiedere ancora uno sforzo alla provvidenza tentando il secondo pozzo. Per far questo ho tirato sul prezzo del primo per avere uno sconto (vedi allegato) e di fare un preventivo con un solo tentativo per il secondo. Un solo tentativo vuol dire che o la va o la spacca! Il costo è inferiore ma se non si trova alla prima perforazione non ce ne sono altre 2 come nel caso del primo pozzo. Però confidiamo nella prova geoelettrica che ci potrebbe dare qualche sicurezza in più. Insomma, preghiamo ancora! Se la prova geoelettrica ci da qualche speranza tenteremo, altrimenti ho una soluzione B usando sempre l’acqua piovana. Vi metto in allegato il prezzo del primo pozzo che abbiamo già pagato con tutte le voci specifiche e il preventivo del secondo. Attualmente il cambio è di 1 euro= 36 Meticais. che vuol dire che il primo pozzo completo di pompa e istallazione tubi è costato intorno ai 20.500 euro. Che eleva molto il costo è la profondità (62mt rispetto ai tradizionali 40-45mt). Il pozzo di Cavà, attualmente stimato a 32Mt, costa intorno ai 9.700Euro. Se la profondità aumenta, aumenta anche il prezzo.

So che ciò che vi invio sono cose un po sterili e di economia, ma mi sembra trasparente farlo davanti all’impegno di tante persone che si sono prodigate per questo.
Che il Signore vi ricompensi per il bene che avete fatto. Da parte mia non finirò mai di ringraziarvi.

Ciao
don silvano

21 ott 2012

 

QUI LE COSE PROSEGUONO AL MEGLIO….. RICORDO NONNA CARMELA

GRAZIE GRAZIE GRAZIE , per le bellissime righe della Carmela. Mi hanno commosso. Ora ci guarda tutti dal cielo e sorride!


Qui le cose proseguono al meglio… oltre a tutte la attività di rutine c’è la costruzione di un centro di formazione in una delle regioni sprovviste di strutture per formare i liders comunitari. E’ stato un lavoro lungo ma sta dando i suoi frutti.
Se Dio vuole tra qualche mese concluderemo questa opera che in termini di muratura è molto piccola e non è niente di che, ma che in termini umani l’abbiamo lanciata come grande sfida. In effetti non ho voluto che fosse l’ennesima opera fatta dall’uomo bianco e piombata dall’alto, ma ho voluto che fosse costruita dai cristiani delle nostre comunità con materiale il più possibile locale e semplice. Quindi abbiamo provveduto a fare un calendario che prevede il coinvolgimento di tutte le 48 comunità cristiane con turni di lavoro di 3gg (alcuni vengono a piedi da oltre 60km!). E’ da 2 anni che prepariamo l’intera parrocchia a questa costruzione sensibilizzando e spiegando. L’anno scorso ogni comunità ha raccolto e offerto alla parrocchia i prodotti (fagioli, granoturco) che serviranno per i pasti di chi viene a lavorare. Quindi sono stati imagazzinati per essere usati quest’anno a partire dal mese scorso quando hanno preso inizio i lavori. Ci facciamo i mattoni con fango e cemento che ne da una mistura forte e bella…ne faremo 20.000!
Quest’opera prevede la partecipazione di tutte le comunità e più di 1100 persone che entreranno in cantiere per dare il loro contributo. Tutto questo è volontariato! Solo 6 persone riceveranno un compenso come muratori chiamati a dirigere i lavori. Questo sarà il NOSTRO centro
Il raccolto quest’anno è stato abbastanza buono, almeno per una parte di prodotti, e quindi si spera fuggire la morsa della fame….
Tra pochi giorni riceverò la visita di 2 ingegneri di Verona che non ho mai visto e che non conosco, ma che la provvidenza mi ha inviato per tentare di vedere di aprire 2 pozzi…forse ne avrete sentito parlare…
la pastorale dopo quasi 3 anni che sono in questa nuova missione è decollata e con alti e bassi, come succede ovunque, mi da grandi soddisfazioni. La gente qui è forte e tira la carretta della vita con grande fede e coerenza.

don silvano

DA NAMAHACA A CAVA’ e MEMBA

Cavá 5-5-2010

Carissimi,

a questo punto si aprirebbe tutto un capitolo su proposte e novità future, e vi assicuro che sono un sacco, ma per correttezza ancora non posso accennarvi nulla! Al momento c’è tutto in evoluzione sia sul piano pastorale, sia su quello diocesano, sia su quello parrocchiale. Ci sono delle BELLE SFIDE che si aprono davanti a noi…”Con queste parole vi lasciavo un po’ in sospeso nella mia ultima lettera, e ora, credo sia giunto il momento di aggiornarvi sui passi fatti in questi mesi.

Innanzitutto, vi dico che sto bene e sono in salute fisica e di anima! Il motivo di questa mia “clausura” in questi mesi non è stata ne cattiva volontà, ne mancanza di voglia di informarvi, ma veramente una maratona di novità e nuove sfide. Sicuramente è mancato il contatto epistolare ma non quello del cuore!

Cerco di riprendere da novembre dello scorso anno quando stavano per arrivare Emiliano e Lucia e di farvi una sintesi di questi mesi… è chiaro che tutto non si può scrivere…Più o meno con l’arrivo dei laici nella missione di Namahaca si arriva finalmente a una equipe stabile di 2 preti, 2 laici e 2 suore comboniane dopo più di 2 anni di continui cambiamenti, ma non ne gustiamo molto la festa perché allo stesso tempo si concretizzava a livello di diocesi di Nacala la data precisa in cui un certo padre Ottavio, fidei donum della diocesi di Tempio (Sardegna), avrebbe lasciato la missione di Cavá confinante con Namahaca.

Padre Ottavio era partito circa 16 anni fa dall’Italia come prete fidei donum e si era messo a disposizione del vescovo della diocesi di Nacala. Dopo quasi un anno di servizio altrove il vescovo gli chiede di occuparsi di una delle missioni tra le più disastrate. Siamo nell’imminente dopo guerra (1994), quando padre Ottavio arriva a Cavá. La missione si trova a quasi 2 ore da Namahaca nello stesso distretto di Memba, solo che, a differenza di Namahaca, Cavá era stata abbandonata in tempo di guerra (come residenza) dai padri e suore comboniani perché ritenuta troppo pericolosa. Difatti durante un assalto alla missione una delle suore era stata rapita dai guerriglieri e da quel momento , i padri prima e le suore poi erano stati ritirati da lì. La missione di Cavá quindi rimane abbandonata e assistita a distanza da Namahaca, dove i padri facevano la spola, nel limite del possibile, per accompagnare le comunità di questa missione.

Geograficamente Cavá è molto varia. La parte più a sud arriva all’oceano e ha la sede del distretto (Memba) formando un piccolo centro abitato con caratteristiche costruzioni coloniali ma rimaste come in tempo di guerra…cioè distrutte e diroccate. A parte poche case come l’ospedale, la casa dell’amministratore e la parrocchia tutto è rimasto come se la guerra fosse ancora in corso. A una prima vista sembra un luogo spettrale! Fuori da questo centro abitato, dove c’è pure un minimo di comodità (luce e telefono), la missione si spinge all’interno della savana come una grande lingua dove, più o meno al centro sorge la struttura della missione: Cavá. La missione si trova veramente fuori da tutto e in una zona davvero selvaggia dove in tempo di guerra moltissima gente aveva trovato rifugio dagli attacchi dei guerriglieri rifugiandosi in queste immense distese disabitate di savana. Finita la guerra molte persone sono tornate agli originari villaggi ma molte altre sono rimaste definitivamente in questo luogo definito anche la “sacca povera del Mozambico” per dire che è una delle zone più povere anche per causa delle scarse di piogge. La missione nonostante abbia meno comunità di Namahaca è molto più estesa come territorio e con comunità lontanissime una dall’altra e soprattutto con poche, o inesistenti, vie di comunicazione se non a piedi.

Dicevo cha la missione era stata abbandonata dai padri e suore, ma subito dopo occupata dai guerriglieri che l’hanno saccheggiata prima e incendiata poi. Quello che trova padre Ottavio quindi è una situazione di mancanza di strutture e una realtà di missione da ricostruire. Oltre ai “mattoni” a Cavá è mancato un accompagnamento delle 47 comunità che hanno dovuto cavarsela da sole. C’è stato un “buco” pastorale di vari anni! L’assistenza “a distanza” permetteva un accompagnamento sacramentale e poco più, quello che potremmo chiamare il SENSO COMUNITARIO è venuto meno per le circostanze difficili di guerra e fame. Teniamo presente che se la fame nella zona nord del paese è ciclica, qui possiamo dire che è quasi annuale e il “sopravvivere” diventa la prima e assoluta preoccupazione. Padre Ottavio, ha sì la sua diocesi alle spalle, ma sul campo è da solo! Non ha ne confratelli, ne suore che lo appoggiano. Vivere da solo e così isolato per tutti questi anni è davvero da “spirito missionario”!

Padre Ottavio ricostruisce da zero la missione di Cavá e fa nascere a Memba, sede del distretto, un convitto di studenti, perché qui si aprono le scuole superiori e tutte le classi inferiori. Qui i ragazzi che vengono da lontano vivono accolti in un ambiente sano e possono imparare un lavoro attraverso 2 piccoli laboratori di ferro e falegnameria. I ragazzi cha avrebbero bisogno di alloggio qui sarebbero centinaia e questa è solo una goccia (22 studenti quest’anno), ma come diceva Madre Teresa di Calcutta: “Se l’oceano non avesse questa piccola goccia sarebbe mancante di qualcosa e avrebbe una goccia in meno”.

Padre Ottavio fa diventare “forza lavoro” i tanti laici che vengono a visitarlo dalla Sardegna e, chi come muratore, chi come sarto, chi come falegname o elettricista mettono “mattone su mattone” e danno vita a quello che c’è oggi. Ho fatto un giro lungo e noioso ma ora arrivo! Già da circa due anni il vescovo di Tempio in Sardegna stava sollecitando padre Ottavio per rientrare, visto la scadenza del suo contratto (max 12 anni!). Ma per chi si ammala di “Mal d’Africa” è veramente difficile accettare questo tipo di ordini…. Cosi padre Ottavio era riuscito a prolungare un po’, ma si sapeva bene che era questione di qualche anno e niente più. Di fatti è arrivato il momento di rientrare senza possibilità di trattare e quindi di dare le sue dimissioni al vescovo di Nacala. A questo punto il vescovo di Nacala rimane con la “patata bollente” e non avendo preti diocesani sufficienti, ne ora, ne in un immediato futuro, ha chiesto aiuto a Namahaca, o meglio, a Verona.

Namahaca è legata a doppio filo a Cavá perché inizialmente era un’unica missione e poi perché durante tutta la guerra Cavà riceveva assistenza da Namahaca. Ecco quindi che era impossibile negare un aiuto a chi da sempre fa parte della famiglia! La proposta quindi arriva a noi, ma non come sorpresa o novità visto che era nell’aria già da un paio d’anni… Diciamo quindi che eravamo più o meno preparati. A questo punto arriva anche una seconda notizia-novità! Le suore comboniane di Namahaca sentendo parlare di suore veronesi in procinto di partire e essendo a corto di personale per le loro case decidono di chiudere la casa di Namahaca e spostarsi in altre missioni. Perdere le suore a Namahaca è paragonabile a perdere una mamma in una famiglia! Quasi in contemporanea arrivano le due date: 21 marzo partenza delle suore da Namahaca e 7 aprile partenza di padre Ottavio da Cavá. La situazione forza in campo è la seguente: don Alessio ha terminato il suo corso di lingua con settembre e da 3 mesi è fisso alla missione e può iniziare a prendere visione della pastorale quotidiana, la coppia di laici Emiliano e Lucia hanno ancora la valigia in mano, perché arrivati a novembre, e sono già alle prese con il convitto femminile di Namahaca che lasciano le suore! A Cavá non rimarrà nessuno per il passaggio di consegne, per cui c’è bisogno di prendere visione con la realtà prima che Ottavio parta perché è una missione completamente nuova che non si conosce, oltre che meno “impiantata” pastoralmente, come dicevo prima.

Con il buon senso e nulla più si decide che io che sono da più tempo a Namahaca e con un minimo di esperienza in più mi stacchi per entrare a Cavá. A questo punto siamo a fine dicembre, inizio gennaio e con l’anno nuovo inizio a “mettere il naso”, (quando sono libero dagli impegni di Namahaca!!!!), nella missione di Cavà. A partire da febbraio intensifico la presenza in tutti i fine settimana cercando di conoscere le varie comunità e problematiche presenti sfruttando ancora per un mesetto la presenza di P. Ottavio. Una volta partito non resterà più nessuno a passare le consegne e se questo è difficile in una parrocchia in Italia, immaginatevi qui, dove la parrocchia ha l’estensione di una diocesi e i problemi di almeno 3 diocesi messe insieme!!!

Con inizio aprile (Pasqua) sono definitivamente presente nella missione di Cavà. Ho usato questo giro di parole perché ancora non posso dire dove vivo perché non lo so neanch’io! Attualmente vivo, per così dire, “in tre letti a settimana” che a volte diventano pure 4.

Per la formazione e l’accompagnamento di alcuni ministeri e gruppi, aiuto ancora Namahaca, dove praticamente ho un incontro di 2 giorni quasi ogni settimana. Alcuni giorni poi vivo nella piccola ma funzionale residenza dietro la chiesa di Memba per accompagnare nelle attività e nella vita i ragazzi del convitto. Il fine settimana generalmente sono a Cavà (a 40 km da Memba e 60 km da Namahaca). In più ho pure qualche impegno diocesano che mi tiene fuori ogni tanto per qualche giorno per incontri vari… Capite che la noia non è di casa in questi ultimi mesi.

Ecco quindi che sono ritornato nuovamente solo, anzi, questa volta un po’ di più visto che prima avevo almeno le suore… Però ora non “sono nuovo” e in vantaggio c’è il rapporto con la gente che ora è molto più semplificato. I giovani del convitto poi sono speciali e mi aiutano un sacco in mille cose. Chiaro che questa non può essere la situazione definitiva perché è impensabile tentare un accompagnamento serio della pastorale in questo modo e anche riuscire a sopravvivere! Cavà quindi è in tutto e per tutto una seconda missione veronese in terra mozambicana distinta e autonoma da Namahaca. Questo è quello che si è deciso.

Le due missioni saranno portate avanti con 2 equipe autonome e con programmi e impostazioni autonome. Le due equipe, a detta dei nostri capi, dovranno avere 2 preti ciascuna e una presenza di laici e probabilmente di suore…. si vedrà! Quindi anche a livello diocesano a Verona il mio nome e purtroppo anche un po’ il mio cuore si stacca da Namahaca per legarsi a Cavà. Il salto dopo solo 3 anni è grande e come quando si lascia una qualsiasi parrocchia c’è sempre uno strappo affettivo, così pure una missione. Namahaca è stata la prima e quella che mi ha insegnato l’Africa e non la scorderò mai! Ogni volta che ci ritorno mi rimane dentro quella nostalgia profonda di chi sa che quello che si è costruito nel cuore con la gente non si cancellerà MAI PIU’! A questo punto, per non stancarvi troppo vi riassumo in 2 righe quello che sto facendo ora.

Il mio unico obbiettivo prima del mio rientro a luglio per le ferie è quello di visitare tutte le 47 comunità, in particolare le 25 in cui ci sono state divisioni, contrasti e scontri che le hanno un po’ allontanate. E’ un lavoro paziente ma che mi commuove ogni volta che in queste riunioni infinite si parla di fede con questo popolo. La fede che questa gente porta dentro è grande come le montagne. Sembra impossibile come il Vangelo si faccia strada negli angoli più sperduti di questa Africa…ore e ore a piedi o in moto per arrivare a piccolissime comunità dentro nella savana in totale clima mussulmano, ma in cui trovo persone che orgogliosamente si professano figli di Gesù Cristo. Mi commuove fino a strozzarmi le parole in gola il vedere la gente che arriva per un incontro o a prendere l’Eucarestia dopo 15-16 ore di strada con una notte passata nel cammino. Fede immensa! GRAZIE DIO!

Poi cerco di capire e fare lettura delle difficoltà che ci sono (e non mancano!) cercando di affrontarle una per una! Così pure nel convitto dei ragazzi ci stiamo costruendo insieme la nostra convivenza fatta di preghiera, lavoro, studio….calcio! Per la prima volta da quando sono qui vivo in casa insieme con questo popolo e la condivisione 24 ore su 24 è bella e permette di conoscere un sacco di cose. Insomma, è un ricominciare una nuova avventura e questo stimola il cuore, la fede e la mente. Ritengo che Dio mi faccia dei regali davvero immensi dei quali non sono degno. Che la sua infinita misericordia di Padre accompagni questa nuova, bella e immensa realtà di Cavà. Per quanto mi riguarda sono felice di essere suo strumento!

Non mi resta cha inviarvi il mio abbraccio e dirvi che se tutto va bene l’11 luglio dovrei atterrare in Italia e rimanerci fino a inizio ottobre. Sarà bello rincontrarci come fratelli e amici che sono stati divisi geograficamente ma non nelle fede e nell’affetto!!!Un abbraccio immenso e buona accoglienza del dono dello Spirito Santo nella festa di Pentecoste, dono che ci sprona “ad uscire” per gridare la novità di Gesù risorto!!

Pe Silvano

SEPOLCRO VUOTO

Quel mattino di Pasqua l’unica certezza dei due discepoli maratoneti (Pietro e Giovanni), e delle donne che andavano a rendere culto a un “morto” è UN SEPOLCRO VUOTO! Che cosa inaudita! La nostra fede scaturisce e si svilupperà nei secoli da quel VUOTO.

Un luogo che sa di morte, di chiuso, di umido che puzza di cadavere… ora si trova vuoto e i primi raggi di sole di quel mattino fanno breccia in quel anfratto oscuro nella roccia. Quel luogo vuoto e inospitale e pieno di un silenzio schiacciante, ora, si riempie solo del battito del cuore di quel discepolo che Gesù amava e che entra poco dopo il grande “rinnegatore perdonato”: Pietro. Il tonfo profondo di quei due cuori sembra riecheggiare in quelle pareti dure e fredde. Sono cuori vittime di una corsa d’amore e di curiosità. Ma la fede, quella vera e profonda, non è ancora scaturita! Solo possono constatare un VUOTO, una assenza che ora, per sempre, sarà presenza! Quel vuoto e quell’assurdità della pietra rimossa scava dentro il cuore un fiume di tristezza e stupore allo stesso tempo. “Che abbiano rubato il corpo di Gesù”…. o forse, le sue parole erano verità!??! Ed ecco che l’impossibile diventa possibile, come era già successo con l’incarnazione! Dio presenta davanti all’uomo ciò che non è scontato, ciò che è inaspettato, ciò che non si sa spiegare. Ecco che quel vuoto inizia a riempirsi! Si fa pieno di domande! Il Messia…Gesù…Figlio di Dio… morto…sepolto…RISORTO??? Nooo! Impossibile! E’ solo un sepolcro vuoto non possiamo arrivare a supporre che sia vivo! Eppure quel VUOTO grida al cuore di quei discepoli e di quelle donne! E’ un grido che non li lascia in pace! VUOTO, VUOTO, VUOTO!!! Il VUOTO subito dopo diventa ANNUNCIO! “Che fare??? Andiamo a dirlo agli altri!!!!” Inizia da quel vuoto la splendida avventura missionaria della Chiesa. Da più di 2000 anni questa chiesa annuncia un VUOTO, un sepolcro per sempre vuoto! Un luogo di morte diventa ora il simbolo della vita, della luce, del profumo dell’esistenza. Come i due cuori di Pietro e Giovanni milioni e milioni di altri cuori in tutto il mondo hanno pulsato con frequenze “fuori misura” davanti al vuoto della resurrezione! Quel vuoto riempie – assurdo gioco di parole – la nostra fede e la nostra esistenza di cristiani! Il vuoto di quel mattino diventa PIENEZZA da annunciare fino agli angoli più lontani della terra! Quella corsa dei discepoli e delle donne che ritornavano dal sepolcro si sta perpetuando attraverso ciascuno di noi!

Pensavo a quante esperienze di “vuoto” facciamo nella nostra vita… Tantissime! Pensavo anche a quante esperienze di “vuoto” fa quotidianamente la mia gente di Namahaca! Vuoto del piatto per una pessima stagione delle piogge, vuoto di giustizia per un cattivo governo del paese, vuoto nella farmacia dell’ospedale perché sono finite le medicine, vuoto di giustizia negli ambienti pubblici, vuoto nelle tasche perché da mesi è finito il denaro, vuoto in quella famiglia dove due giorni fa è morto per fame il più piccolo dei figli… VUOTO, VUOTO, VUOTO!! E’ ancora, Signore, un VUOTO che grida al nostro cuore! E’ il vuoto che sentiamo nella nostra esistenza, è l’insoddisfazione, l’ appiattimento…la voglia di qualcosa che ci ri-empia. Ma cosa? Che anche questi “vuoti”, Signore, siano VUOTI DI RESURREZIONE o che siano come quei “vuoti a rendere” che si devono restituire per essere riempiti un’altra volta delle solite cose!?!?

I nostri “vuoti”, Signore, in questa Pasqua possono diventare pienezze di resurrezione! Sì, può accadere!!! Crediamoci! Facciamo vibrare il nostro cuore e scuotiamoci con la corsa dell’annuncio! Annunciamo che la resurrezione si ripete OGGI!

La gente d’Africa ce lo insegna! Qui i vuoti vengono trasformati in sorrisi! Non c’è niente, nulla … proprio come in quel sepolcro! Ma c’è una pienezza di SPERANZE! Il Vangelo cammina anche oggi in mezzo ai nostri vuoti e li fa rifiorire con la resurrezione dei nostri animi!

Grazie Namahaca perché passeggiando attraverso i tuoi “vuoti” sento che tutto questo si trasforma quotidianamente in resurrezione!

Se sperimenti il vuoto in te, sappi che

Gesù è vivo!!!

Facciamoci venire la voglia di CORRERE per annunciare questa sorprendente notizia!!!!!!!!!

Auguri a tutti voi di buona Pasqua!

Pe Silvano e Pe Alessio  

Pasqua 2009

DA NAMHACA … e CULTURA MACUA

Namahaca 3042008

Mi faccio risentire dopo qualche mese di silenzio! Chiedo scusa per la mancanza di informazioni, ma ho diminuito drasticamente i viaggi in città per essere più presente nelle comunità e di conseguenza anche le comunicazioni sono meno frequenti. Comunque vi porto sempre nel cuore e occupate sempre un posto speciale nella mia preghiera!

Come le altre volte vi do prima una parte di cultura e poi notizie della missione …  buona lettura!

Cultura Macua

L’ultima volta vi scrivevo del “curandeiro” e della relazione con i morti. Vorrei completare questo aspetto scrivendovi un po’ di come loro interpretano la malattia e del figura del “mwene” (re).

DELITTO E CASTIGO

Penso abbiate già inteso che il non fare riti per i defunti è segno di poco rispetto e attira disgrazie! Ma ci sono anche altri tipi di comportamento che per la loro “immoralità” possono arrecare conseguenze sgradevoli, ossia, una morte lenta o sgradevole. Malattie eccessivamente prolungate o infermità come la lebbra, la tubercolosi, sono sospette: un castigo mandato da qualcuno per condotta “anti-sociale”. Il castigo avviene già in questa vita! Chi si incarica di questo direttamente sono gli antepassados (defunti) della famiglia.

MWENE(RE)

I Macua non si sono mai costituiti in regno con una autorità politica centrale. Ma l’autorità sociale, che garantisce la stabilità sociale e la continuazione dell’identità tradizionale, esiste eccome. Si basa, come già avrete dedotto, nella famiglia (nloko). I Macua si sono costituiti in clan (mahimo), ciascuno con il suo mwene (re) fondatore, il cui nome si trasmette di generazione in generazione. Ciascun nihimo (clan) occupa, di preferenza, alcune zone normalmente vaste. Non si tratta di una distribuzione rigida: in una determinata zona possono convivere due o tre clan. Comunque sia, solo uno di loro è riconosciuto come dominante. Un solo mwene (re), quello del clan dominante, detiene il potere politico-religioso di quella zona.
Allo statuto e alla scelta del mwene si arriva attraverso un elaborato cerimoniale (mukelampa) – mai attraverso lotte di potere. La persona scelta non ne sa niente tutto avviene di sorpresa. Il padrino gli attacca una striscia di panno bianco tra il gomito e la spalla e gli pone la farina sagra (ephepa) sulla testa. Perché di sorpresa? Per non lasciarlo fuggire! Il proverbio dice infatti: ”Essere importanti è stare nell’immondizia”. Da ora in poi dovrà affrontare mille problemi di tutti i generi.

A lato del mwene non dimentichiamo la figura delle regina (apwiyamwene), generalmente sua nipote (figlia di una sorella): lei è depositaria della suprema autorità morale “madre di tutte le madri”.

A partire dall’intronizzazione, saranno tre i simboli del potere del mwene: il bidone (ekavette), il suo sgabello (namakutha) e la farina sagra. Questa farina sarà utilizzata nelle solenni preghiere di sacrificio. Una parte di questa farina servirà per l’intronizzazione del suo successore.

DA NAMHACA …

Se non ricordo male l’ultima volta che vi ho spedito “ihali” (notizie) di Namahaca
è stato immediatamente prima di Natale!

Beh, ci siamo ancora! Nessun problema!

Mi ricordo che vi lasciavo dicendovi che da lì a poco sarebbe iniziato l’anno
pastorale (gennaio) e che sarebbe iniziato un po’ a corto di personale e il poco
presente sul campo (io e un’altra suora) senza nessuna conoscenza della nuova
realtà di Namahaca!!! Il Buon Dio ha guardato verso di noi! Il cammino che
stiamo facendo è senza dubbio duro e difficile, ma anche bello! Dopo una fatica
iniziale di dover cominciare da zero assumendoci tutta la pastorale senza un
minimo di conoscenza dell’ambiente siamo riusciti ad arrivare ad una buona
programmazione con un attività di formazione molto intensa. Si impara a fare
tutto nella vita!!

Nel frattempo in questi mesi “ho compiuto un anno” (8 marzo) dall’arrivo in
terra africana. Guardandomi indietro ho ringraziato davvero Dio! Un anno non
facile e soprattutto senza molte pause di riflessione, letteralmente
scaraventato nella realtà in un bagno totale in pochi mesi. Dio mi ha – e lo
continua a fare – accompagnato in un’esperienza UNICA! Solitudine, crisi,
lacrime, incomprensione, nostalgia … ma ora, dopo un anno, mi ritrovo con una
visione molto più serena e con tanta pace nel cuore! Ora mi sento veramente A
CASA!

Tante cose che prima mi suonavano strane o incomprensibili, ora fanno
parte del mio quotidiano. Lingua, abitudini, tradizioni, modi di fare … poco a poco si fanno strade nel mio cuore e nel mio vissuto. Il periodo che sto vivendo ora è dunque positivo e carico di “incontro” gratuito con questa gente … è bello! Sono contento! Per l’altro aspetto è un periodo di “corse”, anche se sembra strano usare questo linguaggio in Africa! Certamente gli impegni non si accavallano come in un “mondo occidentale” sempre di corsa, ma giorni liberi non ne esistono! E più “risiedo” in questa terra e più vorrei tentare qualcosa in più, di differente … ma faccio la profonda umiliante esperienza del LIMITE. Sì, qui non posso arrivare dappertutto, come magari ero abituato prima, qui ci si rassegna quotidianamente e lavorare senza cambiare di una virgola la situazione! Il limite fa parte della vita missionaria e, o lo trascendi, o ti porta alla disperazione e alla pazzia! Qui ci sei come presenza, come uno che viene a nome del Dio della storia, ma non vieni a lasciare nessun segno del tuo personalismo e delle tue iniziative. Qui, forse più che in qualunque altro posto, rimane solo il tuo CUORE!
Qui la gente non saprà leggere le enciclopedie e non sa dell’esistenza di una
“navigazione interattiva”, ma ti sa spogliare e leggere il cuore! Basta così poco
e subito ti decodificano! “Quel padre, quella suora, quel bianco… ha il cuore
buono!”. E’ il giudizio più crudo e sincero a cui non puoi sfuggire nascondendoti
dietro il tuo sapere, dietro il tuo colore, dietro il tuo ruolo … ti scovano sempre!!
In questi giorni in cui la liturgia ci presenta i viaggi missionari di Paolo ad
Atene, le fatiche di una Chiesa che era agli inizi, il coraggio di uomini “missionari” … mi sembra di leggere la realtà in cui vivo; mi ritrovo pienamente
negli “inizi” di questa Chiesa Africana. Il Vangelo non sta morendo, solo è in
continuo movimento … un movimento provvidenziale che fa bene a noi poveri
discepoli.

Concretamente a Namahaca in questo tempo stiamo vivendo la difficoltà del
post-piogge. La stagione piovosa quest’anno è stata abbondantissima. A partire dalla notte di Natale è sempre piovuto tutti i giorni con grande intensità fino a metà marzo. L’eccessiva quantità di pioggia ha rovinato tutto il granoturco seminato! A partire da marzo neanche più una goccia di pioggia, quando invece le piogge dovrebbero diminuire, ma continuare almeno per tutto aprile: .Questa ultima parte di secca ha rovinato il secondo prodotto base: i fagioli. Ora siamo in tempo di raccolto, un raccolto che dovrebbe garantire la sussistenza fino al prossimo anno. La mia gente è già pronta alla fame! Dicono che i prodotti raccolti non basteranno neanche per arrivare a dicembre … SARA’ FAME! E in tutto questo dramma è sconvolgente come la gente conviva con la morte che continuamente li sfiora e si porta via i più deboli. Si sa che è così punto e basta!
Qui dicono sia ciclicc. ogni due, tre anni arriva la fame … come se fino ad ora
avessero avuto mangiare a sufficienza?!?!? Con la fine delle piogge e l’inizio
della stagione più fresca e secca è anche il momento dell’aumento delle
malattie, prima tra tutte la malaria che quotidianamente si porta via il suo buon
numero di vite.

Tutto questo è entrato in un ciclo di vita perché infondo pensano che sia così in
tutto il mondo! Ma chi, come noi, sa che questa non è la dignità normale di un
umano, lascia un amarezza immensa! Che davvero Dio non si dimentichi di questo suo popolo che continua a gridare PIETA’!

Alla luce di tutto questo sto lavorando perché l’esperienza missionaria possa
essere condivisa da più persone possibile. Proprio in questi giorni ci dovrebbe
essere restituita una casa usata fino ad ora dal medico dell’ospedale, ma
trasferito alcuni mesi fa da un’altra parte. Ci è  costata alcuni sforzi, ma ora è lì
a un passo! Il mio sogno sarebbe di usarla per coppie e famiglie che vogliono
vivere un’esperienza corta o lunga di missione. L’altro lavoro che vorrei ultimare nei prossimi mesi è la sistemazione della seconda parte della casa in cui vivo. E’ una casa grande e potrebbero uscirne 15-20 posti per giovani o laici per passare tempi brevi di missione. Presenterò l’idea il prossimo mese al direttore del Centro Missionario che verrà a visitarmi! Speriamo bene!

Attualmente stanno qui con noi due ragazze di Lodi per un anno come Fidei
Donum (volontarie laiche). L’esperienza è molto positiva e penso possa essere l’inizio di una esperienza di una piccola comunità di laici che periodicamente
passano un tempo in missione … ma lascio che sia lo Spirito a definire meglio il
tutto! Le idee in testa e soprattutto nel cuore sarebbero tante .

Nel mese di maggio riceverò la visita del direttore del Centro Missionario con
don Alessio appena rientrato dal Brasile … che sia la volta buona!?!?!? Chissà!

Ma non stancatevi di pregare perché arrivino altri preti a Namahaca … ce ne
assolutamente bisogno!

Grazie ancora per tutti gli aiuti (spirituali e materiali) che fate arrivare per
Namahaca. Sono venuto anche a conoscenza di varie iniziative di
sensibilizzazione fatte nei mesi scorsi; penso sia la cosa più importante …
parlarne e far conoscere! Grazie a quanti continuamente portano nel cuore la
causa dell’Africa. E’ bello sentire la “sintonia” missionaria a distanza di
chilometri … sono i miracoli di Dio che avvengono anche nel nostro “oggi”.

Vi saluto con il grande augurio di spalancare il cuore alla venuta dello Spirito
Santo nella prossima Festa di Pentecoste. Che quello stesso vento che ha
aperto le porte del cenacolo dove stavano Maria e i discepoli per farli uscire
all’incontro con il “mondo”, apra anche i nostri cuori per assaporare il gusto di
un Vangelo spinto fino ai confini della terra!!!!!

Da tutto il popolo di Namahaca!

BUONA PENTECOSTE”

Pe Silvano

 

DIO ESISTE ED EGLI E’ IL PADRONE DELLA VITA

II Parte: 

Per non rischiare che passino sei mesi prima di darvi ulteriori informazioni, eccovi la seconda parte di lettera che spero sia pubblicata un po ‘più tardi rispetto a quella del Natale!’

Venite in lettera mandata in agosto, prima vi fanno alcune informazioni sulla cultura Macua e poi vi do le notizie della mission. Sperando di non fare molta confusione!

DIO ESISTE E EGLI E ‘ILPADRONE DELLA VITA

Già vi accennavo l’altra volta del grande rispetto che il popolo Macua nutre nei confronti della terra, La terra è l’origine di tutto, è sacra, soprattutto perché in lei si trovano i cimiteri di famiglia: la casa degli antenati! I loro spiriti vagano tra i vivi e servono da intermediari con Dio. I morti non sono morti, ma vivono in un’altra forma, perciò sono trattati, con la stessa stima e rispetto come se fossero vivi. E quello che le persone chiedono una Dio, Dio lo concede attraverso un defunto. La preghiera inizia con un Xontte Muluku … (per favore Dio …) e continua nominando un decesso   considerato più amico.
La stessa cosa è con i sacrifici, sempre con prodotti vegetali, saranno diretti a  un defunto, non a Dio, che non ne ha bisogno.

Di Muluku (Dio) i Macua hanno un concetto estremamente elevato! Lui e Creatore di Tutte Le cose E mwanene  (padrone) un Essere Che PUÒ Piu di Qualsiasi altro. Muluku okhala (Dio esiste) è un’espressione molto frequente sulle labbra di tutti! Ma non esiste relazione diretta tra uomo e Dio, tutto passa attraverso i defunti, gli antenati. Pertanto un defunto offeso può usare la forza divina per manifestare la sua malcontento con i suoi familiari vivi. O che non si tratti addirittura di feticcio (okhwiri) di qualche nemico. Ma anche questo atto di magia nera, per diventare efficace deve ricorrere un unmukhuwiri (persona che manda il feticcio) attraverso lo spirito di un defunto.

E come si fa a sapere qual è il defunto, o lo spirito responsabile della disgrazia? Semplice basta ricorrere al nahako (indovino) che con i suoi strumenti: uno specchio, una pentola con acqua, un piatto, i radici, i fenomeni di trance … troverà la risposta per il suo cliente, che poi pagherà in fretta.
Poi il cliente sarà inviato da un mukulukhana (curandeiro) che troverà, a sua volta, una cura; Ma in cosa si può mancare di rispetto con un morto?

Prima di tutto durante il suo funerale! Se i suoi famigliari non hanno fatto tutto quello che era previsto dalla tradizione. O nel “tempo dei cimiteri”, (giugno-agosto) alla fine del raccolto, i familiari non puliscono la tomba del proprio caro da erba e paglia.

E il modo di comunicare dei morti è attraverso i sogni! Sognare un proprio caro, per una macua, è una cosa estremamente forte … c’è bisogno subito di un sacrificio. 

Pertanto è facile comprendere che ogni piccola cosa che accade fuori dalla normalità è frutto di un ordine soprannaturale. In particolare una malattia. La malattia è sempre frutto di qualcosa di superiore … non esiste nessuna spiegazione scientifica; ma affronteremo questo argomento un’altra
volta.

Spero che leggendo queste istruzioni sulla cultura Macua non semplifichiamo tutto semplicemente dicendo: “Ah, Vivono in un altro mondo! Chissà quando si svilupperanno!”

Io sto imparando ad entrare nella punta dei piedi e crescere il rispetto per quello che è altro dalla mia cultura che non riesco a capire. In questi mesi partecipando ad alcuni “rito di iniziazione”, mi sono reso conto di trovarmi dentro un alto e sacro concetto di vita! In questi aspetti la cultura di questi  gente è meravigliosa! Il  singolo non esiste, esiste il gruppo della famiglia il clan. Il singolo trova significato solo perché è relazionato un gruppo!

Spero che questi piccoli spaccati della cultura di questa mia gente aiutino a comprendere una delle tante ricchezze che l’Africa possiede: la gente! 

Pe Silvano

CHE SIA NATALE PER TUTTI VOI!!!

Dalla prima missone a Namahaca

I° Parte:

Namahaca 18-12-2007

 

Carissimi,

voglio iniziare questa mia lettera con una grandissima richiesta “natalizia”!

Perdonatemi! Sì, perdonatemi il lungo tempo di silenzio e di mancanza di informazioni … ma mi ricordo bene che concludevo la mia ultima lettera scrivendovi che la comunicazione si sarebbe un po’ complicata … per cui … mi considero giustificato! Eravate avvertiti!

Ora che ho sistemato la coscienza vi posso salutare a “pieni polmoni” gridandovi con tutta la forza che mi è concessa, anche se filtrata da uno strumento multimediale come il computer, BUONA INCARNAZIONE DEL NOSTRO DIO! Spero che sia stato un Avvento ricco di “attesa” di quella vera, quella delle grandi occasioni! E che il Natale vi possa mandare in profonda crisi con la grandezza della sua povertà! Augurio strano! Ma un augurio meditato in questi giorni che precedono il Natale! lo ho dovuto venire fino a qui per trovare chi mi insegnasse la coerenza del Vangelo e l’esegesi più umana del Gesù fatto uomo nel mistero dell’incarnazione. Celebrare in questa grande povertà il Natale mi spaventa e mi affascina allo stesso tempo! Le capanne della mia gente mi richiamano quella grotta. Il lavoro massacrante delle nostre donne mi aiuta a capire la coerenza di Maria. I sacrifici dei nostri uomini per mantenere la famiglia con un reddito sotto il livello minimo di sopravvivenza mi ricorda la preoccupazione che avrà avuto Giuseppe. Le migliaia di bambini che ogni giorno muoiono per AIDS, malaria o durante il parto mi dicono che le ingiustizie economiche e sociali di quella notte ancora si ripetono! Dove sei Dio? Dove sono quei angeli che cantano Gloria in excelsis Dea? Dove sono le ricchezze che portarono i Re Magi alla grotta? Dove sono i pastori che offrono latte e formaggio … ? Qui è Incarnazione nuda e cruda nella povertà umana! “E abitò in mezzo a noi”, ma qui, caro Signore, preparati ad accontentarti veramente di poco! Non abbiamo nessun animale per riscaldarti … ma forse ora non c’è ne proprio bisogno, anzi, forse per il caldo ti verranno le piaghe nella pelle, come Sonnisa la bambina che ho visitato ieri … e non pensare di comperarti medicine! Sono poche e costano molto! In più nell’ospedale gli infermieri sono spesso ubriachi e potrebbero “approfittare” di tua madre! Meglio curarsi da soli, magari con un “curandeiro” che fregherà tutti i soldi a tuo padre e rimanendo senza soldi non potrà fare il censimento di questi giorni per poter votare … Sì, votare è un diritto! Ma qui per il censimento bisogna corrompere polizia e addetti ai lavori, se no non di rilasciano il certificato! Si deve dare soldi, o comprare una bibita, o offrire una gallina … se sei fortunato ti mandano a piedi a 1 O km a comprare la benzina per la moto del capo! E che tuo padre non si inventi di denunciare! Così il potere monopartidario (=dittatura) è al sicuro anche per quest’anno. Pensaci due volte prima di nascere qui! Non vorrei che rientrassi in una delle tante statistiche che parlano di decessi infantili per denutrizione! Parole grosse per dire che c’è un “primo mondo” che lascia morire … o a volte non ha neanche il tempo di aspettare la tua morte … e allora ti ammazza! Oggi Erode ha nomi diversi!

Sì, Signore … è proprio così! E poi magari ci diciamo con la pancia piena di panettone: “Buon Natale!”. Buon che … ?!?! Forse, se siamo onesti dovremo solo augurarci: “Che sia Natale per te!” Ma poi, caro Signore, leggo in S. Giovanni: “E il verbo si fece CARNE”! Grazie Dio per questa “sarx” (dal greco … se non mi sbaglio!?!) che è carne CONCRETA! Grazie perché in questa sarx africana scopro il tuo volto! Il mistero del Natale è VERO perché è la stessa gente che me lo annuncia: “Padre Silvano Dio ci ama e non si dimentica di noi!”. Quante volte ho sentito questa frase … ma ancora non ha convertito il mio cuore! Grazie Dio per i poveri che ci indicano la strada. Grazie per i preti e le suore che incontro qui… gente con gli “attributi”. Consacrati, nel vero senso della parola, a Dio e ai fratelli … senza mezze misure e senza piedistalli!

Che testimonianze di santità! Ancora c’è gente che ama la propria vocazione e che si spende totalmente nell’entusiasmo! Ripercorro con la mente i sorrisi e i volti dei miei catechisti, di cui molti di loro ancora non conosco il nome, ma che sono volti che mi gridano: “Dai!!! Vedrai che bel Natale verrà fuori!” Questi sono gli angeli che annunciano con il canto della loro vita che Dio è l’EMMANUELE il Dio con noi!

Allora penso di poter dire che il mio primo Natale qui, sarà stupendamente percorso dalla presenza d Dio!!!!!!!!!

Ecco perché voglio condividere questa gioia contagiosa con voi! Vi volevo scrivere tante cose…ma non voglio soffocare questo grande mistero del Natale che come quella notte è fragilissimo: piccolo bambino in braccio ad una madre! Per questa vi manderò una seconda lettera.

Grazie Dio dello sconvolgimento interiore che ci provochi con la tua nascita in questo stile. Continua a scuoterei con il tuo “farti carne” quotidiano!

CHE SIA NATALE PER TUTTI VOI!!!

In particolare:

  • per chi anche quest’ anno sarà entrato in chiesa per una tradizione, per una poesia o per compiere un dovere…se anche così fosse, sappi che Dio quest’anno nasce soprattutto e prima di tutto per te per dirti: “Ti voglio bene”, sei il/la primo/a benvenuto/a!!
  • per chi passerà un altro Natale nel lutto più oscuro!
  • Per chi vivrà la Santa Incarnazione nel letto della malattia.
  • per chi ha perso ogni luce del cristo fatto uomo.
  • per chi vivrà la Santa Notte con il cuore pieno di odio e vendetta.
  • per tu che stai leggendo queste righe

TUTTI, MA PROPRIO TUTTI
LASCIAMOCI AMARE DA QUESTO SPLENDIDO DIO!

Koruhenleni ehapari yorera,
enrowa watteliha murima atthu othene:
olelo moyareliwa Mòpoli.

Vi annuncio una buona notizia.
allegria per tutte le persone
:
oggi è nato il Salvatore.

Pe Silvano

 

 

CULTURA MACUA (2)

L’ESTATE STA FINENDO ……… Per voi !!! Per noi iniziare !!!!! 

(Eh già! Proprio così! Noi stiamo andando verso la stagione calda e delle piogge …)

Un grande e affettuosissimo saluto in quella Dio che continualmente si mostra al mondo attraverso la povertà e il limite della nostra umanità. Vi auguro di cuore che questo sia per tutti voi un tempo di pace e serenità.

Penso a tutti quanti tuoi amici, conoscenti, parenti, parrocchiani … che sei rientrati dalle ferie estive o che magari dovete ancora andarci … o magari questo anno sono saltato! Pazienza!

E penso a tutti voi compagni, amici e confratelli preti che hai certamente appena finito un’intensa attività intensa e ti prepara a iniziare una nuova stagione! E Dio non faccia mancare quel centuplo che promette nel suo Vangelo!

Vi saluto tutti con un grande abbraccio immaginario!

Volevo continuare a raccontarvi quello che il quotidiano ci regala qui. Ma soprattutto, venuto già vi accennavo nel mio ultimo, volevo dare ogni volta spazio per conoscere e perché no, anche un po ‘amare, questo macua che costruisce questa stupenda “ponte” tra Verona e Mozambico.

 

Un mãe é tudo

(la mamma è tutto)

Già vi accennavo l’altra volta l’importanza della donna in questa cultura. Cerco di darvi qualche altro elemento concreto.

Tutto l’individuo, uomo o donna, è integrato fin dalla nascita nel nihimo (clan) della madre. Il nihimo è da intendere tutta la discendenza di una appi (nonna) comune: tutti gli individui con la stessa nonna sono perciò amusi (familiari) tra loro. Gli uomini non possono procurare moglie all’interno del proprio nihimo : sarebbe incesto. La donna che egli sposerà continuerà a restare strettamente legata al clan a cui appartiene, e anche i figli del matrimonio saranno esclusivamente dal clan della moglie. Ma anche l’uomo continuerà a riferirsi sempre al suo nihimo. Per questo nella cultura macua incontriamo il proverbio che dice: “sposarsi non è creare famiglia”. Il marito è solo un agente di procreazione di nuovi elementi per la discendenza della moglie. Secondo una famosa espressione macua è “il gallo imprestato”.

Il pieno potere paterno sarà esercitato dallo zio (da parte materna), ma solo sui figli di una più giovane santa.

Visto che è la donna che ha il potere di trasmettere l’essenza del clan, si chiede la fedeltà al luogo di nascita, alla terra in cui abitano i spiriti dei suoi antenati. Per questo la nuova coppia vivrà vicino ai genitori della donna. La coppia si potrà trasferire in un altro luogo solo dopo aver lasciato una figlia, la prima, in grado di sostituire la madre in suo funzione generatore.

E se nascono solo uomini? E ‘fuori discussione che bisogna rivolgersi a un curandeiro (medico tradizionale) … sarebbe una maledizione! La nascita invece di una donna è sempre una benedizione, significa “forza lavoro” per la famiglia. Da qui si capisce anche tutto il problema delle vocazioni femminili qui in Africa. Lasciare la propria famiglia senza dare i figli è una disgrazia!

Già da molto piccola (4-5 anni), la donna comincia ad essere preparata per la sua missione di maternità. E ‘comune vedere le bambine, con uno spalle il fratello piccolino, che vanno al fiume a prendere acqua. Molti sono i compiti delle donne: coltivare la terra, fare le pentole, andare a cercare legna e acqua, e allo stesso tempo custodire i figli. Soggetta una numerosa responsabilità e lavori pesanti la donna è in una situazione di grande inferiorità. La società è matrilineare non matriarcale !! L’uomo comanda! Le nostre donne sono “regine di umanità” costrette a un silenzioso martirio. La donna fa tutti i lavori più pesanti. E ‘responsabile dei figli. Non può parlare senza il permesso dell’uomo. Deve servire il marito in tutto. Non può parlare direttamente con un uomo guardandolo negli occhi. Una lei non spetta l ‘ utilizzo del denaro. Deve acconsentire a tutti i desideri del marito. Queste donne vi assicuro sono regine! Sono regina nel portamento, nel modo di vestire, nell’accoglienza, nel modo di lavorare … hanno una dignità enorme! Per me sono “sacro”, ispirano tutta l’antichità di questo popolo nel silenzio e nella lentezza dei loro gesti che definiremo quasi liturgici!

Compiti degli uomini, sono invece, costruire la casa, preparare e proporzionare le verdure da coltivare, abbattere alberi, preparare il campo per la coltivazione, procurare i vestiti per la famiglia e procurarsi il grasso in questo periodo critico.

L’economia macua è essenzialmente agricola e di sussistenza. I prodotti base sono cereali, mais e farina. Ma da quando è stata importata la manioca dall’ America ha preso il sopravvento. La pastorizia non fa assolutamente parte dello stile di vita Macua. Si limita una casa domestica (gallina, capre, maiali) ma solo per poche famiglie! L’agricoltura può essere definita seminomade per il fatto di non conoscere la rotazione dei terreni, l’uso di fertilizzanti, un’adeguata aratura (solo bruciano in superficie) … per questo quando un terreno rimane improduttivo viene abbandonato per un altro.

QUI TUTTO NORMALE!

Per quanto mi riguarda, invece, sto finendo il corso di lingua (15 settembre) e anche se non so bene mi hanno detto che qui al centro ho abbinato abbastanza e non vogliono più tenermi !!!

A parte le battute, il clima che è stato creato in questi mesi tra noi missionari è veramente familiare e di grande confidenza. A volte mi sembra di stare in un “campo scuola per adulti”! Per cui vi lascio immaginare come non mi sia difficile trovarmi una mia agio e dare spazio alla creatività … Il clima è euforico!

Questi quattro mesi e mezzo sono serviti per studiare e capire la grammatica, ma è chiaro che ora arriva il più importante, ma anche più difficile: la studio e la pratica personale. E ‘impensabile imparare questa lingua senza uno studio quotidiano e molta pratica. Per cui è chiaro che ora, una volta ritornato alla missione, va ripreso tutto in mano. In questi giorni ho già iniziato una rilettura di tutta la grammatica unita a una pratica giornaliera. Sono stato anche tre settimane in un’altra missione per fare una specie di tirocinio ed è stato molto utile. Continua a celebrare la messa ei sacramenti in lingua macua e ogni volta mi accorgo che miglioro un po ‘! Ora la difficoltà più grande è di armonizzare gli impegni che incontrerò nella missione con lo studio e la lettura … ma è indispensabile farlo!

Sono contento di poter iniziare definitivamente il mio lavoro a pieno regime … In questi mesi è stato come assaggiare piccoli bocconi di una grande cortina. Ora l’immersione è totale!

Io sto bene e sono carico anche i popoli di Namahaca. E ‘chiaro che in questi mesi il lavoro non si è fermato, ma è continuato splendidamente con i suori. Ora noi siamo in pieno anno pastorale per cui questi mesi mi serviranno per osservare il “ritmo” della parrocchia. Rimanendo un po ‘dentro e un po’ fuori in questo tempo è stato molto utile perché mi ha aiutato a osservare molto e cercare di comprendere. Tante cose non fanno più paura come all’inizio!

Lasciando il Centro di Anchilo, dove sono stato fino ad ora, sarà anche più difficile comunicare. In questi mesi ho tediato con tanti scritti per farvi accompagnare passo passo il mio inserimento, ma adesso penso che sia un po ‘più complicato, o almeno, con tempi più lunghi. Comunque mi impegno a tenervi informati il ​​più possibile!

Al momento non vi racconto nulla della pastorale … con le suore abbiamo condiviso alcune cose, pensiamo ad altri, abbiamo altre cose da sognare … ma in futuro ti racconterò più precisione!

Vorrei rivolgere un saluto tutto speciale ai gruppi adolescenti e giovani delle varie parrocchie dove ho svolto il mio ministero, oltre, chiaramente, anche a tutti gli altri. Il mese di settembre è il mese della “ripresa” non solo scolastica ma anche delle attività parrocchiali. E ‘un mese delicato, ma anche ricco di “voglia di ricominciare”. Forza! Si riparte con entusiasmo! Dateci dentro!

BUON CAMMINO E BUONA NUOVO ANNO PASTORALE A TUTTI!

Pe. Silvano

Agosto 2007

DAL MONDO MACUA

CONOSCIAMO I MACUA

Ma non era mia intenzione fare una lezione di grammatica!

Anzi, questa volta, invece di raccontarvi tante cose di me, vorrei iniziare a inserirvi nelle lettere degli aspetti della cultura Macua e qualche riflessione di missionaria spiritualità per far conoscere qualcuno di me e imparare ad amare e rispettare questo popolo. Poi, casomai, alla fine vi dico anche venire …

Prendo alcuni dati da uno studio fatto da due antropologi mozambicani e di cultura macua.

IL POPOLO MACUA

“Tutti gli uomini furono creati sul monte Namùli (zona interna della Provincia della Zambesi).

Dio, un giorno, nelle profondità di questo monte creò i maschi facendoli germogliare da un baobab. Da quel regno misterioso, gli uomini, in piccoli gruppi, passarono per l’abisso e uscirono alla luce. Da queste stesse profondità uscirono anche gli animali che popolano il mato: gazzelle, antilopi, elefanti e leoni.

Ogni gruppo di amici che usciva riceveva un proprio nome, che li univa tra di loro come se fossero tutti fratelli e sorelle. Si formano così vari clan: tutti quelli che ora occupano il territorio macua.

Per molto tempo vissero tutti sul monte Namùli o nei terreni vicini, divisi in famiglie e con la proibizione più assoluta di comunicare tra di loro. Arrivò però il tempo in cui sentire la necessità di sposarsi. Venite una volta una volta che fratelli e sorelle tra loro? Il problema era grave perché la morte iniziava ad eliminarli.

Si fece quindi una riunione, durante la quale gli anziani decretarono che chi desiderasse sposarsi passasse a dimorare nella famiglia della moglie, ma sempre per la madre, cioè quella di origine. I figli che nascessero dal matrimonio rimarrebbero nella famiglia della moglie.

La decisione è diventata ancora in vigore. Da allora tutti gli uomini procurano la moglie nel gruppo vicino, ma entrano come pellegrini, come ospiti di onore.

Nacquero figli. Non potendo considerarlo come sua lanciò lo sguardo su quelle della sorella, perché voleva essere chiamato papà.

In breve tempo i Macua si moltiplicarono tanto che diventò necessario abbandonare la montagna e sparpagliarsi per la valle. Ma nessuno dimenticò l’abisso da cui era uscito.

Ancora oggi ogni Macua dice: “Miyo kokhuma oNamuli, io sono uscito dal monte Namuli”.

(Leggenda delle origni del Popolo Macua)

 

Una variante di questa leggenda dice che questo popolo prese il nome dalle regioni in cui abitava che erano grandi estensioni di terreno chiamate nikhua (= terre paludosi) da cui makhuwa .

Ma la prima versione è quella che tutta la gente conosce ed è quella che spiega meglio l’origine sacra e l’organizzazione familiare che è matrilineare. I figli appartengono alla madre e l’uomo ha un grande influsso sui figli della sorella. Lo zio da parte della madre ha più influenza sui figli ce il padre naturale.

I Macua sono circa un terzo della popolazione del Mozambico e sono il più numeroso gruppo. Il popolo Macua deriva da una delle innumerevoli diramazioni della grande cultura Bantu che si affacciava in Africa australiana dopo aver raggiunto dalle savane del Camerun nei primi cinque secoli del nostro epoca.

Lo spirito Macua è considerato come il più bellicoso di tutto il Mozambico. Il capo Mecuto-Muno si oppone, nel secolo scorso, al comandante portoghese Mouzinho che affermava: “I Macua invasero varie volte la penisola uccidendo e distruggendo tutto ciò che trovavano. Da quattro secoli (cioè dal 1585 quando il dominio portoghese iniziò) si sono sempre mostrati avversari costanti e irriducibili e varie volte respinsero le spedizioni che si avventuravano ad entrare nella terra macua “. Cedettero solo nel 1896 sotto una severa lezione delle armi portoghesi.

Ma la coraggiosa resistenza non impedisce l’espansione della schiavitù. La schiavitù nacque con gli arabi che la strutturarono e l’internazionalizzarono. Le nebbie isole Comore diventarono un grande centro di smistamento dei Mozambicani schiavi. Schavi e l’ avorio erano il commercio degli arabi. I Portoghesi non fecero altro che cacciare gli arabi continuando lo stesso commercio di uomini e materie prime. La schiavitù e l’oppressione è entrata in modo così forte nella cultura di questo popolo che è anche normale incontrare anche oggi persone che aggrappano il polso sinistro con l’indice e la benda di destra, dicono: “La colpa è di colore di questo nostro pelle! “.

A questo punto vorrei fare una piccolissima riflessione per sfatare quel comune modo di pensare che attribuisce la lussuria agli africani come caratteristica indissolubile. Spesso e volentieri gli africani sono descritti come uomini “pacifici” che vivono “alla giornata” senza voglia di lavorare e sempre coinvolti in amene discussioni fuori dai loro casi. Tutto sembra dirci “lascia andare” e “goditi la vita”. E ‘per questo che un lavoro che potrebbe essere fatto in pochi giorni dura mesi …

MA C’E ‘UN’ORIGINE DI QUESTO COMPORTAMENTO?

Questo nostro popolo (parlo sempre dei mozambicani) fu sottomesso al potere straniero con la forza delle armi. Per più di 500 anni si cercò di resistere a questo strapotere con una resistenza attiva e passiva. Dobbiamo pensare che tutto sia appartenente al patrão straniero, la gente lavorava praticamente gratis per i colonizzatori senza diritti. Per cui uno stile di vita già duro e difficile si aggiunge alla mancanza di libertà. Per questo il popolo produsse una forma di “anticorpo” a tutto questo e iniziò praticamente una sorta di “Guerra fredda” con il potere portoghese, una specie di sabotaggio interno: “Sì, io lavoro per te, ma il meno possibile!”.Visto che tutta la resa del lavoro rimaneva al colono non valeva la pena lavorare più di tanto … qui si chiama sopravvivenza, NON pigrizia! Un esempio. Nel 1938 il Governo portoghese introdusse la coltivazione obbligatoria del cotone. Risposta dei Macua: distruggere le sementi bruciandole o gettandole in acqua. E le grandi chiacchierate amene non sono per perdere tempo,

E vi siete mai chiesti perché bisogna sempre tenere sottocchio le persone perché lavorino? Sono stato abituati così da molto tempo! I portoghesi istituirono la figura dei capataz (caposquadra) per controllare il lavoro da vicino; una figura che ancora oggi dopo 30 anni dall’indipendenza … solo che oggi si chiamano diversamente: enquadradores .

La resistenza poi si trasformava in contro-offensiva al tempo della vendita dei prodotti coloniali ai portoghesi. L’obbiettivo era guadagnare il massimo possibile con varie strategie: aumentare con la sabbia il peso delle sementi, con pietre i sacchetti di cotone, inzuppare di acqua le castagne di caju, ecc. E infine, ma non per ultima, la questione climatica. Ve lo dico per esperienza personale! Un’ora di lavoro con questo clima è massacrante, altro che pigrizia! Ho passato qualche mattinata a lavorare con i miei uomini, ma ne uscivo a pezzi. E un mio vantaggio avevo il fatto che poi in casa trovavo un bel piatto di cibo, ma per loro solo un po ‘di riso e manioca!

Per questo, passare il concetto di lavoro per migliorare la propria esistenza, è molto difficile da parte di questi. Tutto si ferma all’oggi! E poi regna sovrana l’idea di inferiorità rispetto al resto del mondo. Per cui qui ti tratano sempre bene, ma a volte è solo perché ti avvertono come il più forte, come quello che ha di soldi. E ‘chiaro che serve tempo! Il Mozambico respiri l’indipendenza solo dal 1975 è un paese con un sacco di possibilità, ma ancora molto fermato. Le persone, il popolo, le persone della vita quotidiana possono fare la differenza se aiutare validi capi politici … .ma non è certo la realtà attuale!

Ma lasciamo altri aspetti per la prossima volta!

 

Io sto continuando il mio studio della lingua Macua. In questo ultimo mese il ritmo ha acquistato una certa armonia, chiaramente dettata dalle lezioni di lingua. Ritorno alla missione ogni 15 giorni dal venerdì pomeriggio alla domenica sera continuando la visita alle varie comunità.

Domenica scorsa ho festeggiato per la prima volta a Macua. Leggere questo linguaggio è già un buon traguardo, quindi considero contento. Il mio animatore che mi accompagna sempre la domenica mi ha detto: “Ben padre Silvano, ora puoi vendere i libri in portoghese perché celebri sempre nella nostra lingua”. Per me è stata una bella soddisfazione! Chiaramente questo non vuol dire che così parlare, ma già qualche cosa comincia a intendere …. Inizio riconoscere qualche peccato durante le confessioni!

Il clima ora si è rinfrescato molto (ho persino una coperta sul letto) ed è iniziata la stagione secca. Sta finendo la raccolta che, grazie a Dio, questo anno è stato buono. Ora stiamo cercando di spiegare alle persone di non vendere tutto ora per guadagnare qualche soldino (il grande miraggio!) Da spendere subito, ma di tenere una parte del raccolto per la famiglia, per non rimanere senza mangiare in pochi mesi.

Anche spiritualmente è un tempo di grande rivoluzione e di grande riflessione … quello che incontro qui, quello che vedo, quello che tocco mi provoca anche molto nella mia borghese concezione di Dio, della preghiera, della spiritualità sacerdotale … ma magari, se in futuro riuscirò a spiegarmi, vi scriverò qualcosa. Comunque non fraintendetemi perché sono molto, anzi moltissimo sereno; è solo che Dio mi sta offrendo un sacco di possibilità di conversione tutti insieme! Sono davvero fortunato!

Vieni Chiesa Africana e quindi anche come diocesi di Nacala siamo coinvolti nella preparazione a SINODO DEI VESCOVI DELL ‘AFRICA. E ‘la seconda volta che si riunisce, la prima fu nel 1994 e porta una grande novità. Fu Giovanni Paolo II che nel 2004 ha comunicato la sua intenzione di convocare una Seconda Assemblea Speciale per l’Africa. Benedetto XVI ha confermato il progetto di convocare questa Assemblea a Roma – si chiede perché con tutto lo spazio che in Africa vada a finire un rom! Misteri della fede! Il tema del Sinodo è interessantissimo: LA CHIESA IN AFRICA UN SERVIZIO DELLA RICONCILIAZIONE E DELLA PACE. E ‘un tema che dovrebbe smuovere non solo la Chiesa d’Africa, ma la Chiesa di tutto il mondo!

Per il momento è tutto! Non mi resta che darvi un grande abbraccio e saluto tutti augurando una buona vacanza a chi sta per la vacanza!

Che ciascuno di voi possa essere la vendita della terra e la luce del mondo!

Dio vi benedica! Mpaka okati mukhina! … alla prossima!

Pe Silvano.

LA PASQUA ED IL PROVERBIO MACUA

Ommelanaawo phirìphiri, omeèlàneke esuùkhiri   

Con chi si condivide il piri-piri (peperoncino), si condivide anche lo zucchero

– Proverbio macua –

Un immenso embracio in Dio di Gesù Cristo

che ci sta facendo vivere il tempo più gioioso dell’anno:

LA PASQUA !!!!!

Che Dio possa far gustare a ciascuno di voi la bellezza e la concretezza della Sua Resurrezione, come sto sperimentando qui, in Africa!

Un saluto tutto speciale alle “MIE” parrocchie, che mi hanno permesso di intraprendere cammini stupendi e che ora ritornano utili e pieni di sacralità in questo contesto di missione: GRAZIE!

E poi, un saluto stracolmo di affetto a tutti i familiari di “sangue” e quelli “acquisiti” grazie al Vangelo! Semper presente in questo momento e ora!

In definitiva il saluto, che definirei più intimo, tutti i miei compagni e amici preti che stanno condividendo con me questa bellissima avventura del dono della vita: “CIAO FRATELLI!”

Se non sbaglio è quasi un mese che non scrivo … ma già come ho detto in prima lettera, comunicare è difficile! E IMPOSSIBILE dalla missione, dove sono stato in questo ultimo mese!

Tutti, da sempre sappiamo, che il ritmo africano è lento … ma non direi così tanto considerando tutte le cose viste e avvenute in questi giorni! E già vi anticipo che non potrò raccontarle tutte … non si può non avere tutti fratelli !! Venite qui e vedrai con i tuoi occhi!

Intanto per non fare confusione vi dico subito dove mi trovo ora fisicamente! Sono ritornato al centro (Anchilo) di cui vi parlavo nell’altra mia dove avevo fatto la prima parte del corso, vicino alla città di Nampula! Qui ci starò fino a settembre per lo studio della lingua Macua, ritornando alla missione ogni 15 gg. … visto le distanze!

Ora per semplificare vado per punti – dal meno importante al più importante – cercando di titolarli, così uno può saltare quello che non gli interessa …

 

Un po ‘di meteo …

Di solito, la stragrande maggioranza dei discorsi inizia parlando del tempo … per cui rispetto i canoni!

La gente qui dice che quest’anno il tempo è un po ‘strano! La stagione delle piogge, che dovrebbe essere finita con aprile, è stata molto ricca di acqua … ma non è ancora finita! E inoltre, non è ancora cessato il caldo. Solo in questi giorni si è rinfrescato … ma piove ancora tanto. Quindi certamente avremo acqua, e questo vuol dire un minimo di coltivazione, mangiare, igiene (quindi meno malattie) … Ma in questo momento la pioggia sta diventando negativa perché è rovinando la raccolta che si svolge these days. In particolare la raccolta dell’amendoin che è il prodotto più commercializzato rischia di marcire!

… per rimanere in tema: agricoltura.

Qui l’agricoltura è solo di sopravvivenza, non ci sono grandi piantagioni, ma la gente riesce a produrre ciò che basta per la famiglia e qualcosa per vendere e guadagnare qualche soldato. In questi giorni sono stati fissati i prezzi dei vari prodotti … E ‘UN FURTO UFFICIALIZZATO! La gente sta praticamente regalando il duro lavoro di quest’anno e quel poco che riesce a raccogliere! I prezzi sono così bassi che sono quasi inesistenti! Non ci sono sindacati! Il popolo non ha la forza e gli strumenti per alzare la voce! Regna la cultura della paura (” meglio tacere piuttosto che peggiorare le cose!” )! CI SARA ‘MAI GIUSTIZIA PER QUESTA GENTE!

Il mese in parrocchia

Come già vi dicevo, dopo il primo parte del corso ho trascorso questo mese in parrocchia a Namahaca. Appena arrivato non ho avuto tanto tempo di disfare i valigie visto che eravamo già in Settimana Santa con tutte le varie celebrazioni. La festa sacerdotale – che ogni giorno – si celebra il giovedì santo mattina – ci abbiamo fatto il mercoledì per dare la possibilità a tutti i missionari di partecipare, anche a quelli di missioni più lontane, e così tornare in tempo per i festeggiamenti … A volte gran parte del servizio pastorale vivere in macchina! Il Vescovo all’inizio della Messa ha fatto una “breve” (1 ora) presentazione dei preti, compreso il sottoscritto come nuovo arrivato! Poi tutto si è svolto in un clima di semplicità …. CHE STRANO FESTEGGIARE IL MIO SACERDOZIO COSI ‘

Poi ho cercato di preparare meglio i celebrativi incontri del Triduo Pasquale cercando di inserirmi “in punta di piedi” in questo mondo che in alcuni aspetti sembra magico e carico di mistero.

Nessuna delle celebrazioni del Triduo si svolge nella cattedrale piene di gente, ma in piccole cappelle piene di cuori … quella Sì!

Le suore avevano già preparato il programma delle celebrazioni riservate ai più lontani comunità … Che strano partire alle due del pomeriggio, per almeno 1 ora e mezzo in macchina, per raggiungere in pieno mato una comunità che stava preparando e aspettando questo momento da tantissimo tempo! Il copione è sempre il solo, solo che non è una recita, ma è profondamente vero e autentico. “Finalmente arriva il padre!”. Sorrisi, abbracci, sguardi all’inizio un po ‘indifferenti … ora sei con loro, fai parte della LORO STESSA BARCA, e questo è già il passato evangelico.

Per cominciare la celebrazione non servono aspettare le nove o le undici, come per la veglia … alle cinque è già in buio e poi molti devono fare ore di cammino per tornare a casa con i bambini dietro … So si ritrovi dentro questo “cenacolo” L’africano dove tutta diventa sacro: la luce della candela, le piccole occhi delle persone che si intravedono nell’oscurità, il suono dei batuques (tamburi) … persino la povertà in questo momento è sacra, come il mistero che celebriamo. In tutto ci saranno 80-100 persone e tutto è fatto con semplicità e calma, si rende conto perfettamente che queste persone hanno una profonda sensazione del mistero e lo sa trasmettere! Nel frattempo in tutte le altre 9 zone, in cui è divisa la parrocchia, si sta celebando lo stesso mistero con un responsabile anziano. Per me non è così semplice celebrare! Il portoghese fila abbastanza, PRENDE TUTTI E MANGIATE QUESTO E ‘IL MIO CORPO … E QUESTO E’ IL MIO SANGUE VERSATO PER TUTTI … Sono percorso da un brivido e mi è quasi da piangere … Davvero il nostro Dio è venuto in Gesù PER TUTTI, anche per questi “ultimi”! Quella piccola cappella stipata di persone, dispersa nel mato della grande Africa

è il più bel giovedì Santo che abbia celebrato! Quel calice e quel pane nelle mie mani avevano il peso di tutta la mia gente.

Così è stato per il venerdì santo e la veglia del sabato, sempre in diverse zone … attimi di Dio nella profondità di una persona infestata da povertà e iniquità!

Durante il ritorno in macchina, avvolti dall’oscurità più totale del mato africano, il cuore fa l’esperienza di Resurrezione e di presenza viva di Gesù che diventa silenziosa preghiera … Solo qualche grossa buca sulla strada mi riporta al reale!

Nel frattempo, nella zona centrale di Namahaca, i giovani hanno preparato un immenso lavoro teatrale per rappresentare la Passione, ogni giorno una parte … tutto in memoria! Anche loro vogliono poter festeggiare la Pasqua con la Messa e la domenica di Pasqua riesco a celebrare in una comunità e poi tornare in tempo nel pomeriggio per celebrare un’altra Messa in zona centrale …. Vi assicuro che 2 messe pasquali da queste parti , valgono quasi come una passeggiata di una giornata intera sotto il sole!

Finita la Pasqua mi sono occupato una po ‘della casa cercando di renderla sempre più confortevole … sistemare l’esterno, aprire qualche strada di accesso in più, tinteggiare qualche locale, ecc. Sto già preparando una piccolissima cappella (2,50X2) per la preghiera … speriamo che Gesù ci stia dentro!?!?

Ho già festeggiato almeno una volta in 10 zone, in alcuni già 2 e penso che per settembre riuscirò a visitarli tutti. Insieme alle suore abbiamo già progettato di iniziare con settembre la visita di tutti i 70 comuni; e di riuscire a fermarsi qualche giorno quando usciamo la settimana per i Messe. E ‘impegnativo, ma è l’unico modo per incontrare i popoli in questi ambienti smisurati!

Inoltre ho già iniziato a incontrare i vari gruppi di formazione … giovani, giustizia e pace, consiglio pastorale … ma qui un giorno vi scriverò come funziona e come la pastorale è strutturata. Penso sia molto interessante con delle buone soluzioni che possono essere adottate anche in Italia.

Non tutti rose e fiori …

Naturalmente, nonostante l’entusiasmo dell’inizio che fa vedere tutto bello, sto facendo anche conto delle difficoltà e dei grandi problemi che incontro. Ricordo ancora la seconda domenica che sono andato dal centro di Anchilo a Namahaca per la Messa … La domenica mattina sono partito presto accompagnato da suor Clara per una delle comunità. Dopo la celebrazione della Messa ci avvicina una papà che chiede di dare boleia (passaggio) alla figlia che stava male. La figlia si trovava nel piccolo Centro di Salute di quella zona gestita solo da alcuni infermiere (quel giorno solo una!). Quando arriviamo ci si presenta una giovane ragazza di non più di 17 anni che dopo aver partorito ha iniziato a stare male e che ora si trovava in un penoso stato! Normalmente non si poteva dare il trasporto ai malati perché c ‘ è sempre il rischio di decesso durante il viaggio, che crea problemi di responsabilità, e perché i malati sono così tanto che si dovrebbe fare solo quello … ma poi alla fine si fa sempre per sempre. Inizia un piovere! Io e suor Clara ci guardiamo e senza parlare ci diciamo un vicenda che questo ragazza sta morendo e ha altra possibilità se non questo! La carichiamo in macchina priva di sensi e con il drip in braccio e inizia una corsa di più di un’ora sotto una torrenosa pioggia e fango ovunque. Dietro la jeep, in parte scoprire ci sono i familiari che accompagnano. Grazie a Dio arriviamo al piccolo ospedale di Namahaca senza impantanarci e senza che nessun passeggero “voli” durante la corsa. Ora piove tantissimo! Quando scendiamo ci accorgiamo che dietro in quel piccolo gruppo di familiari bagnati fradici e infangati c ‘ è anche la piccola creatura partorita due giorni prima! La nonna aveva messo il bambino dentro un secchio di plastica inverso perché non prendesse tanta acqua … vi lascio immaginare! Eravamo partiti di corsa e nessuno ci aveva detto del bambino … qui la gente è così! Ha sempre paura di disturbare e far arrabbiare il “bianco” !!!

Entriamo portando mamma e bambino! Nell’ospedale non c’è nessuno! Solo un’infermiera! Alla nostra domanda: “Dove si trova il dottore?” Risponde che non sa e lei non può fare nulla senza l’ordine del medico. Sembra assurdo! Sono con questa piccola creatura di 15cm. in braccio, che ancora trema dal freddo, lì aspettare … aspetta chi? Siamo tutti attorno al letto di questa donna a guardarla morire … nessuno fa niente! La suora parte con la macchina per andare a cercare il dottore che di solito è al mercato un ubriacarsi con i suoi amici mentre la donna muore! Clara ritorna senza medico … non serve niente litigare … Anzi siamo accusati di aver fatto morire durante il viaggio. Clara riporterà dopo pochi ore il cadavere della donna in quella piccola comunità dove ora c ‘ è una vittima in più di miseria e un bambino in più da crescere senza mamma. L’ospedale non è assunto nessuna responsabilità … quindi niente trasporto!

E ancora … Matteo, 11 anni, arriva in ospedale con malaria cerebrale (la più grave) e viene “parcheggiato” in un letto. Quasi subito entra in coma e da un mese è così! Sta morendo lentamente perché non mangi niente, anzi lui è diventato cibo di mosche e zanzare! Non si decida di trasferirlo in un ospedale più attrezzato.

Un’altra donna entra in ospedale già in coma ed è così da molti giorni. Una giornata scopre che uno degli infermieri ubriaco sta approfittando della donna toccandola ovunque e per più davanti al marito che non fa niente per paura di chi ha più autorità.

QUI SI MUORE! E IN PIU ‘SENZA DIGNITA’!

Sono solo alcuni dei casi. Così, parlando con le suore mi raccontano che l’ospedale da un po ‘di tempo ha grossi problemi con il personale e con il medico che lo gestisce. I problemi più grossi sono l’alcool, l’assenteismo, l’abuso di potere, la rivendita dei farmaci al mercato, l’uso della struttura e dell’ambulanza per altri scopi … In Europa ci sarebbe abbastanza per mandare tutti prigione! Qui no! Cosi decidiamo di muoverci noi! Tentiamo di parlare con il medico minacciando di rivolgerci in provincia … Andiamo anche dal direttore del distretto per denunciare tutto! L’ospedale ora e tutto contro di noi ma la corruzione è un ogni livello e palese; sono tutti “amici”: infermieri, medico, direttore del distretto … e in più noi siamo stranieri! Cosa crediamo di fare!?!?!

Il popolo!?!?! Il popolo ha paura e non denuncia.

Questo è l’ultimo dei problemi che mi sta affliggendo, ma poi c’è quello del catechista che ha rubato i soldi della sua comunità, di un altro animatore che ha scampato con un musulmano, l’anziano che svolge il suo ministero solo per guadagnarci qualche gallina o un po ‘di miglio …

Insomma un po ‘arriva in tutto il mondo!

 

Chiesa locale

Ma accanto a questo ci sono cristiani solidi … direi piccoli martiri. Vieni l’animatore Fernando che ogni sabato e domenica lascia la famiglia e mi accompagna in tutti i comunità, o animatori che fanno ore e ore di cammino per venire a Pastoral Council che non dura 2 ore ma tutto il mattino oi gente che tutti le domeniche incontro nelle comunità. Ogni volta che devo uscire esco preoccupato e con mille pensieri, ma appena arrivo nasce la accoglienza e la gioia e torna sempre per una casa sergiante di serinità!

Per quanto riguarda la gerarchia (vescovi) siamo un po ‘fiaccheti. La Chiesa parla poco, sembra andare un braccetto con il potere o perlomeno è nata una tacita assenso.

Le vocazioni locali sono ancora poco, ma stanno crescendo. Domenica scorsa ho partecipato all’ordinazione di un nuovo prete (4 ore di Messa!), Una festa indescrivibile delle persone! Ho rivissuto la mia ordinazione con colori e musica africane! Ho già preso contatto con i preti locali diocesani – che sono dieci – per trovarci insieme una volta al mese e per condividere la nostra “diocesi”. Piccoli passi per inserirmi in questa mozambicana Chiesa.

 

Vangelo

Un altro aspetto che mi sta facendo pensare e pregare molto è la Parola di Dio! Per preparare una omelia mi volano le ore, ma non tanto per la lingua, ma per come parlare a questi. Il popolo semplice si esprime moltissimo con immagini ed esempi che prende dalla vita concreta, dal lavoro in machamba, dall’agricoltura, dagli animali … E poi parlare di famiglia qui è tutto diverso soprattutto per i ruoli! E ‘più importante il fratello della madre più che il padre nella responsabilità dei figli. Bisogna parlare con esempi molto concreti! Non serve parlare dell’amore è un concetto filosofico che deve essere tradotto in pratica … Quindi, penso alla preghiera in italiano e scrivo, poi cerco di tradurlo in lifestyle e abitudini di persone e poi finalmente tradurre in portoghese e speriamo presto anche in macua.

Ma mi sto rendendo conto che quando viene letta la Parola di Dio ha un linguaggio perfetto! Caspita! Sembra propria scrittura con le parole e gli esempi giusti per questo popolo … tutti comprendono e sanno reinterpretare. Eppure è la stessa Parola che leggevo pochi mesi fa in Portogallo e poco prima in Italia a Verona! E ‘proprio il frutto dello Spirito e la storia lo sto riscoprendo … lascio che sia lei a parlare!

Io

Io!? Io sto bene e sono contento. Poco un poco cerco di diventare “africano”, almeno per quello che sarà possibile. Le persone che vogliono un sacco di bene e sono piene di attenzioni, quindi la vita da sola non mi sta pesando più di tanto. In più stanno nascendo belle amicizie con altri missionari che sono al corso con me. Qui si percepisce molto forte la fraternità missionaria … abbiamo passato insieme la pasquetta, c’è una bella condivisione! Quando si passa vicino ad un’altra missione ci si fermi sempre per salutare e fare 2 chiacchere.

Ora sono alle prese con la lingua che si presenta ardua … ..Ma già questi primi giorni sono andati molto bene!

Poi sto imparando un sacco di cose nuove!

Ma caspitina !!!!! Mi rendo conto che ho scritto molto e tutto di un fiato e sarà pieno di errori. Meglio lasciare qualcosa per la prossima volta visto che è già lì! Spero di potervi scrivere un po ‘di più in questi mesi ….

Affidando in questo mese mariano, ciascuno di voi e il tuo comunità alla Mamma delle Missioni; vi invio un grande abbraccio da parte di tutta Namahaca.

Dio vi benedica!

Pe Silvano

Maggio 2007