DA NAMHACA … e CULTURA MACUA

Namahaca 3042008

Mi faccio risentire dopo qualche mese di silenzio! Chiedo scusa per la mancanza di informazioni, ma ho diminuito drasticamente i viaggi in città per essere più presente nelle comunità e di conseguenza anche le comunicazioni sono meno frequenti. Comunque vi porto sempre nel cuore e occupate sempre un posto speciale nella mia preghiera!

Come le altre volte vi do prima una parte di cultura e poi notizie della missione …  buona lettura!

Cultura Macua

L’ultima volta vi scrivevo del “curandeiro” e della relazione con i morti. Vorrei completare questo aspetto scrivendovi un po’ di come loro interpretano la malattia e del figura del “mwene” (re).

DELITTO E CASTIGO

Penso abbiate già inteso che il non fare riti per i defunti è segno di poco rispetto e attira disgrazie! Ma ci sono anche altri tipi di comportamento che per la loro “immoralità” possono arrecare conseguenze sgradevoli, ossia, una morte lenta o sgradevole. Malattie eccessivamente prolungate o infermità come la lebbra, la tubercolosi, sono sospette: un castigo mandato da qualcuno per condotta “anti-sociale”. Il castigo avviene già in questa vita! Chi si incarica di questo direttamente sono gli antepassados (defunti) della famiglia.

MWENE(RE)

I Macua non si sono mai costituiti in regno con una autorità politica centrale. Ma l’autorità sociale, che garantisce la stabilità sociale e la continuazione dell’identità tradizionale, esiste eccome. Si basa, come già avrete dedotto, nella famiglia (nloko). I Macua si sono costituiti in clan (mahimo), ciascuno con il suo mwene (re) fondatore, il cui nome si trasmette di generazione in generazione. Ciascun nihimo (clan) occupa, di preferenza, alcune zone normalmente vaste. Non si tratta di una distribuzione rigida: in una determinata zona possono convivere due o tre clan. Comunque sia, solo uno di loro è riconosciuto come dominante. Un solo mwene (re), quello del clan dominante, detiene il potere politico-religioso di quella zona.
Allo statuto e alla scelta del mwene si arriva attraverso un elaborato cerimoniale (mukelampa) – mai attraverso lotte di potere. La persona scelta non ne sa niente tutto avviene di sorpresa. Il padrino gli attacca una striscia di panno bianco tra il gomito e la spalla e gli pone la farina sagra (ephepa) sulla testa. Perché di sorpresa? Per non lasciarlo fuggire! Il proverbio dice infatti: ”Essere importanti è stare nell’immondizia”. Da ora in poi dovrà affrontare mille problemi di tutti i generi.

A lato del mwene non dimentichiamo la figura delle regina (apwiyamwene), generalmente sua nipote (figlia di una sorella): lei è depositaria della suprema autorità morale “madre di tutte le madri”.

A partire dall’intronizzazione, saranno tre i simboli del potere del mwene: il bidone (ekavette), il suo sgabello (namakutha) e la farina sagra. Questa farina sarà utilizzata nelle solenni preghiere di sacrificio. Una parte di questa farina servirà per l’intronizzazione del suo successore.

DA NAMHACA …

Se non ricordo male l’ultima volta che vi ho spedito “ihali” (notizie) di Namahaca
è stato immediatamente prima di Natale!

Beh, ci siamo ancora! Nessun problema!

Mi ricordo che vi lasciavo dicendovi che da lì a poco sarebbe iniziato l’anno
pastorale (gennaio) e che sarebbe iniziato un po’ a corto di personale e il poco
presente sul campo (io e un’altra suora) senza nessuna conoscenza della nuova
realtà di Namahaca!!! Il Buon Dio ha guardato verso di noi! Il cammino che
stiamo facendo è senza dubbio duro e difficile, ma anche bello! Dopo una fatica
iniziale di dover cominciare da zero assumendoci tutta la pastorale senza un
minimo di conoscenza dell’ambiente siamo riusciti ad arrivare ad una buona
programmazione con un attività di formazione molto intensa. Si impara a fare
tutto nella vita!!

Nel frattempo in questi mesi “ho compiuto un anno” (8 marzo) dall’arrivo in
terra africana. Guardandomi indietro ho ringraziato davvero Dio! Un anno non
facile e soprattutto senza molte pause di riflessione, letteralmente
scaraventato nella realtà in un bagno totale in pochi mesi. Dio mi ha – e lo
continua a fare – accompagnato in un’esperienza UNICA! Solitudine, crisi,
lacrime, incomprensione, nostalgia … ma ora, dopo un anno, mi ritrovo con una
visione molto più serena e con tanta pace nel cuore! Ora mi sento veramente A
CASA!

Tante cose che prima mi suonavano strane o incomprensibili, ora fanno
parte del mio quotidiano. Lingua, abitudini, tradizioni, modi di fare … poco a poco si fanno strade nel mio cuore e nel mio vissuto. Il periodo che sto vivendo ora è dunque positivo e carico di “incontro” gratuito con questa gente … è bello! Sono contento! Per l’altro aspetto è un periodo di “corse”, anche se sembra strano usare questo linguaggio in Africa! Certamente gli impegni non si accavallano come in un “mondo occidentale” sempre di corsa, ma giorni liberi non ne esistono! E più “risiedo” in questa terra e più vorrei tentare qualcosa in più, di differente … ma faccio la profonda umiliante esperienza del LIMITE. Sì, qui non posso arrivare dappertutto, come magari ero abituato prima, qui ci si rassegna quotidianamente e lavorare senza cambiare di una virgola la situazione! Il limite fa parte della vita missionaria e, o lo trascendi, o ti porta alla disperazione e alla pazzia! Qui ci sei come presenza, come uno che viene a nome del Dio della storia, ma non vieni a lasciare nessun segno del tuo personalismo e delle tue iniziative. Qui, forse più che in qualunque altro posto, rimane solo il tuo CUORE!
Qui la gente non saprà leggere le enciclopedie e non sa dell’esistenza di una
“navigazione interattiva”, ma ti sa spogliare e leggere il cuore! Basta così poco
e subito ti decodificano! “Quel padre, quella suora, quel bianco… ha il cuore
buono!”. E’ il giudizio più crudo e sincero a cui non puoi sfuggire nascondendoti
dietro il tuo sapere, dietro il tuo colore, dietro il tuo ruolo … ti scovano sempre!!
In questi giorni in cui la liturgia ci presenta i viaggi missionari di Paolo ad
Atene, le fatiche di una Chiesa che era agli inizi, il coraggio di uomini “missionari” … mi sembra di leggere la realtà in cui vivo; mi ritrovo pienamente
negli “inizi” di questa Chiesa Africana. Il Vangelo non sta morendo, solo è in
continuo movimento … un movimento provvidenziale che fa bene a noi poveri
discepoli.

Concretamente a Namahaca in questo tempo stiamo vivendo la difficoltà del
post-piogge. La stagione piovosa quest’anno è stata abbondantissima. A partire dalla notte di Natale è sempre piovuto tutti i giorni con grande intensità fino a metà marzo. L’eccessiva quantità di pioggia ha rovinato tutto il granoturco seminato! A partire da marzo neanche più una goccia di pioggia, quando invece le piogge dovrebbero diminuire, ma continuare almeno per tutto aprile: .Questa ultima parte di secca ha rovinato il secondo prodotto base: i fagioli. Ora siamo in tempo di raccolto, un raccolto che dovrebbe garantire la sussistenza fino al prossimo anno. La mia gente è già pronta alla fame! Dicono che i prodotti raccolti non basteranno neanche per arrivare a dicembre … SARA’ FAME! E in tutto questo dramma è sconvolgente come la gente conviva con la morte che continuamente li sfiora e si porta via i più deboli. Si sa che è così punto e basta!
Qui dicono sia ciclicc. ogni due, tre anni arriva la fame … come se fino ad ora
avessero avuto mangiare a sufficienza?!?!? Con la fine delle piogge e l’inizio
della stagione più fresca e secca è anche il momento dell’aumento delle
malattie, prima tra tutte la malaria che quotidianamente si porta via il suo buon
numero di vite.

Tutto questo è entrato in un ciclo di vita perché infondo pensano che sia così in
tutto il mondo! Ma chi, come noi, sa che questa non è la dignità normale di un
umano, lascia un amarezza immensa! Che davvero Dio non si dimentichi di questo suo popolo che continua a gridare PIETA’!

Alla luce di tutto questo sto lavorando perché l’esperienza missionaria possa
essere condivisa da più persone possibile. Proprio in questi giorni ci dovrebbe
essere restituita una casa usata fino ad ora dal medico dell’ospedale, ma
trasferito alcuni mesi fa da un’altra parte. Ci è  costata alcuni sforzi, ma ora è lì
a un passo! Il mio sogno sarebbe di usarla per coppie e famiglie che vogliono
vivere un’esperienza corta o lunga di missione. L’altro lavoro che vorrei ultimare nei prossimi mesi è la sistemazione della seconda parte della casa in cui vivo. E’ una casa grande e potrebbero uscirne 15-20 posti per giovani o laici per passare tempi brevi di missione. Presenterò l’idea il prossimo mese al direttore del Centro Missionario che verrà a visitarmi! Speriamo bene!

Attualmente stanno qui con noi due ragazze di Lodi per un anno come Fidei
Donum (volontarie laiche). L’esperienza è molto positiva e penso possa essere l’inizio di una esperienza di una piccola comunità di laici che periodicamente
passano un tempo in missione … ma lascio che sia lo Spirito a definire meglio il
tutto! Le idee in testa e soprattutto nel cuore sarebbero tante .

Nel mese di maggio riceverò la visita del direttore del Centro Missionario con
don Alessio appena rientrato dal Brasile … che sia la volta buona!?!?!? Chissà!

Ma non stancatevi di pregare perché arrivino altri preti a Namahaca … ce ne
assolutamente bisogno!

Grazie ancora per tutti gli aiuti (spirituali e materiali) che fate arrivare per
Namahaca. Sono venuto anche a conoscenza di varie iniziative di
sensibilizzazione fatte nei mesi scorsi; penso sia la cosa più importante …
parlarne e far conoscere! Grazie a quanti continuamente portano nel cuore la
causa dell’Africa. E’ bello sentire la “sintonia” missionaria a distanza di
chilometri … sono i miracoli di Dio che avvengono anche nel nostro “oggi”.

Vi saluto con il grande augurio di spalancare il cuore alla venuta dello Spirito
Santo nella prossima Festa di Pentecoste. Che quello stesso vento che ha
aperto le porte del cenacolo dove stavano Maria e i discepoli per farli uscire
all’incontro con il “mondo”, apra anche i nostri cuori per assaporare il gusto di
un Vangelo spinto fino ai confini della terra!!!!!

Da tutto il popolo di Namahaca!

BUONA PENTECOSTE”

Pe Silvano

 

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