Mozambico (Missione di Cavá) 23/12/2019
NON C’ERA POSTO PER LORO (Luca 2,7)
- Tienimi il posto…
- Cercami un posto…
- Ho bisogno di un posto…
- Lasciami il tuo posto…
- Il posto fisso…
- Al solito posto…
Espressioni che usiamo tutti i giorni. Tutti noi abbiamo bisogno di demarcare un posto fisico o spirituale che sia. Lo cerchiamo, lo desideriamo, lo sentiamo vitale e non ne possiamo fare a meno. C’è bisogno di ricoprire un posto nella società, nella sfera affettiva, nell’ambito lavorativo. Ci sono “posti affettivi” che ci fanno respirare e ci danno vita. Ci sono posti necessari per vivere come la scuola, l’ospedale, la casa, ecc.
Per avere o sentire questo POSTO fatichiamo, ci sacrifichiamo, tradiamo, mentiamo, sgomitiamo, sprechiamo, inganniamo…..ma lo dobbiamo avere!
Il Natale ci presenta il dramma di una famiglia che il posto non ce l’ha!
E’ una famiglia senza un posto culturale e sociale. Giuseppe è sposo di Maria, ma non padre del figlio che sta per nascere. I due sposi si appartengono, ma di fatto sono soggetti ad altre leggi che gettano nel caos il loro posto identitario. Giuseppe che posto occupa in questa famiglia? Chi è lui? Che documenti avrà il figlio che nasce?
Questa coppia sta andando a fare un censimento per avere un posto nel mondo, per dire “esisto anch’io”. Per avere questo posto devono camminare, partire, lasciare il posto casa per vivere in un posto precario… forse clandestino!
Giunti a Betlemme sono in un posto nuovo, sconosciuto e hanno bisogno di un posto per alloggiare. Maria cerca un posto per dare alla luce il suo primogenito. Cerca un posto per partorire ma senza avere un posto affettivo fatto di familiari o amiche che possano assisterla nel parto come è normale che sia.
Non c’era posto per loro!
E’ un dramma. Una tragedia. Una ingiustizia.
Noi cristiani, vescovi, preti, laici ne facciamo una festa… Ma come? Sì, è così. Incenso, candele, abiti di lusso, panettoni, spumanti, luci, vacanze, tredicesime….occupiamo posti senza lasciare posto a Chi lo merita!
Non ci ricordiamo di quanti anche oggi come allora non hanno un posto, anzi non vogliamo ricordalo perché ci fa andare di traverso il boccone di torta che abbiamo appena ingerito.
Eppure da dove mi trovo, se alzo un attimo lo sguardo, vedo tanti “senza posto” che annaspano nelle zone d’ombra dell’umanità.
Vedo che qui da me 30 bambini su 1.000 nati non trovano posto nel grande spazio della vita, non hanno questa fortuna.
La mia gente in Mozambico non trova un posto per curarsi degnamente perché esistono 0,4 medici ogni 10.000 abitanti.
Sono 480 donne su 100.000 nati vivi che ci hanno rimesso la pelle al parto in una delle tante grotte di Betlemme del mio Mozambico. Anche per queste non c’era stato il posto per partorire, né per rimanere nella vita, né per avere un posto come madre.
Anche per gli 87 bambini con meno di 5 anni tra i 1.000 nati non c’è posto in questo mondo e muoiono spesso ancora prima di essere censiti. Dei restanti il 43% non ha un posto per mangiare adeguatamente e soffre di malnutrizione cronica e il 20% di malnutrizione grave.
In Africa 2,4 milioni di persone non hanno un posto per accedere a servizi igienici sufficienti. Dei 25 paesi al mondo con meno accesso all’acqua 19 sono in un posto che si chiama Africa. Nelle zone rurali dove vive la mia gente solo il 26% delle persone ha un posto dove accedere all’acqua.
Scorrendo le cifre e le statistiche vedo però che il Mozambico un posto lo occupa ben saldo: è al 180º posto su 189 paesi secondo lo Human Development Index di UNDP. Ottimo posto!!!!
Qualcuno leggendo queste righe avrà già pensato e detto: “rimaniamo ognuno al nostro posto!”, o “dal mio posto che cosa posso fare?”, o magari “io sono nato al posto giusto”.
Niente paura! Rimaniamo pure a occupare i nostri posti nei banchi in chiesa, o nei ristoranti, o accanto a qualche bel camino farcito di carni succulenti. Infondo i “senza posto” della terra riusciranno lo stesso a rendere presente l’incarnazione di duemila anni fa! Le Betlemme di oggi si riempiranno di uomini, donne e bambini senza posto, ma che sapranno aprire ere nuove, ere di salvezza. Il Messia-bambino che incensiamo, che brindiamo, che illuminiamo nel presepio è un “senza posto” che ha stravolto le regole del gioco, quel gioco che il mondo di oggi prevede e che cioè i “senza posto” debbano rimanere nelle zone d’ombra e in silenzio. Quel bambino ha gridato al mondo che dobbiamo scegliere i poveri e la povertà, tutto il resto sono solo luminarie e festoni che il 26 dicembre ritorneranno negli scatoloni in soffitta.
La famiglia di Nazareth, dei poveri “senza posto”, ci invita a osare, a puntare in alto, a credere che cambiare le regole del gioco è possibile! Celebrare il Natale è portare in grembo la voglia di rivoluzionare il mondo in cui viviamo perché tutti hanno diritto di avere e occupare un posto!
Mi auguro e auguro a voi che sappiamo FAR POSTO a questo MESSIA SENZA-POSTO che sta per irrompere silenzioso nella storia dell’umanità!
Signore Gesù, vieni! Da noi c’è posto!
Buon Natale!
Don Silvano Daldosso
prete Fidei Donum in Mozambico